Adeguare gli incentivi per evitare l’esodo dei medici

 

La Regione Veneto deve garantire la sanità in montagna. Limitarsi ad allargare le braccia e rassegnarsi davanti agli eventi è irresponsabile oltre che inutile. Appoggio le richieste formulate dai sindaci di un impegno finanziario e organizzativo da parte della Regione adeguato alle necessità dei pazienti, che rifletta la complessità morfologica e abitativa della montagna e risponda alle esigenze di salute dei cittadini.

La giunta regionale non si può limitare a far rispondere il direttore generale sulle numerose criticità emerse dal rapporto Ires commissionato dalla Cgil. Ci sono responsabilità politiche precise. Sono anni che vengono evidenziate le criticità ma, purtroppo, non si affrontano: a) negli ospedali mancano medici e tecnici, in particolare alcune figure tra cui i pediatri, forse bisogna pensare di rivedere al rialzo gli incentivi; b) la medicina di gruppo territoriale prevista dal piano socio sanitario del 2012 di fatto non è partita, scaricando sui medici di base e sulle famiglie il lavoro e il costo dell’assistenza domiciliare; c) nei prossimi anni andranno in pensione in tutto il Veneto migliaia di medici di base e la Regione non ha un piano per sostituirli.

Non ci sono risposte semplici a problemi complessi, però le questioni andrebbero affrontate per tempo. Dove sono i nostri rappresentanti in consiglio regionale? Perché non fanno un’azione per lo sviluppo della sanità in montagna? A chi rispondono, ai cittadini o a Zaia?

Infine l’accorpamento delle Usl è stata un’operazione che secondo la Regione ha fatto risparmiare e reso più efficiente il sistema, il governo del centrosinistra ha aumentato in quattro anni il fondo sanitario nazionale da 109 a 114 miliardi di euro e che grazie al Fondo Comuni Confinanti è possibile fare investimenti sull’edilizia sanitaria (ad Agordo e Lamon) che spetterebbero alla Regione Veneto.

Queste tre azioni della Regione, del Governo e degli amministratori bellunesi liberano risorse da investire nel Bellunese, ad esempio incentivando medici e ostetriche, facendo partire la medicina di gruppo e potenziando l’assistenza domiciliare. Se non lo si fa è solo per una precisa scelta politica.

 


Belluno, 29 Marzo 2018