Cominciato il percorso per definire i progetti stratgici

 

Una strategia generale e comune per ridurre le differenze e fermare lo spopolamento della montagna. Davanti ai rappresentanti dei 48 comuni di confine, giovedì scorso a Trento ho ricordato gli obiettivi del fondo di gestione. Un passaggio necessario per spiegare i criteri di ripartizione delle risorse adottate con la nuova intesa e per cominciare il percorso che porterà i 48 Comuni di confine alla definizione dei progetti strategici. 

L’idea è di far partire quanto prima i progetti a regia, cioè quelli che coinvolgono i comuni nel contesto sociale, economico e culturale in cui sono inseriti. Tali progetti serviranno per potenziare l’economia, incentivare l’occupazione giovanile e offrire strumenti concreti di contrasto allo spopolamento. Finora abbiamo stabilito come ripartire i fondi per la progettazione comunale, cosa che continueremo a fare anche in futuro nella stessa misura, cioè dando 500 mila euro all’anno a ciascun comune. Ma se vogliamo utilizzare il fondo in modo strategico, cioè pensando agli obiettivi di riduzione delle differenze e freno allo spopolamento della montagna, dobbiamo individuare gli ambiti di intervento generali. Per fare un esempio, il marciapiede o la ristrutturazione dell’edificio scolastico, continueranno a essere finanziati con i progetti comunali; portare la banda larga rientra invece nella programmazione strategica e coinvolge molti altri attori oltre al singolo comune.
 

«Avere innalzato a 500mila i fondi annuali è servito già a spalmare sui comuni una buona quota di soldi», ha fatto eco Roberto Ciambetti in rappresentanza della Regione Veneto. Ora, però, ha continuato il presidente del consiglio regionale, «i progetti strategici devono essere veramente tali e bisogna avere la capacità di attingere anche ai fondi FESR e d altre risorse per creare vera strategia». 

Proprio per questo è fondamentale codificare la concertazione territoriale che deve essere fatta a livello provinciale con il coinvolgimento di tutte le parti interessate. Dalla concertazione deve emergere un programma triennale o quinquennale da sottoporre al Comitato. 

Sarà fondamentale individuare obiettivi generali del programma, e solo successivamente, gli obiettivi specifici. Nella provincia ci possono essere più ambiti, ma è il programma che deve essere unitario, perché è necessario che un territorio condivida gli obiettivi generali. Il timone comunque rimane in capo ai comuni di confine. Se il Comitato fa suo il programma generale (e la scheda progetto) si procederà poi alla sottoscrizione dell'accordo formale che sancirà l'effettivo avvio del progetto.

Questa sorta di road map sarà oggetto della prossima riunione del Comitato paritetico, in programma il 16 novembre.

Nel corso della riunione abbiamo inoltre fatto il punto sulle attività svolte fino ad oggi, a partire dallo sblocco delle risorse della passata gestione – siamo passati dai 2 milioni di fine 2014 ai 10 milioni erogati ora ed entro la fine dell’anno ne saranno liquidati altrettanti – alla semplificazione delle procedure, fino alla codifica delle attività di rendicontazione.

I sindaci hanno dimostrato di apprezzare l’impostazione della nuova gestione, in particolare quelli lombardi e vicentini. 

Ha chiuso i lavori, il presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi, ricordando che la montagna è il filo conduttore che unisce tutte le realtà e che iniziative come quella del fondo aiutano a diffondere la capacità di autogoverno responsabile dei territori, soprattutto per mantenere i livelli decisionali il più vicino possibile ai cittadini.

 


 

Belluno, 7 Novembre 2015