Domani il Consiglio Regionale discute il provvedimento per favorire il nomadismo e la caccia irresponsabile. La contrarietà dei cacciatori bellunesi. 

 

Una legge contraria alle buone pratiche, alla tutela della fauna e del territorio e persino contraria al buon senso. Approda domani in consiglio regionale la discussione sul progetto di legge Berlato con cui la Regione intende favorire il nomadismo venatorio e aprire il territorio della provincia di Belluno alla caccia irresponsabile.

Siamo a un passo dalla promozione del caos in ambito venatorio.

Il tentativo di obliterare 30 anni di lavoro delle istituzioni, dei cacciatori e delle associazioni venatorie bellunesi è chiaro. Fa specie che tale proposta provenga da una Regione il cui presidente non perde occasione per impedire i prelievi selettivi agli ungulati nella zona del Cansiglio dove il sovrappopolamento di cervi e caprioli arreca danni certi alle coltivazioni biologiche».

L’eccellenza della caccia bellunese non deve essere intaccata per favorire il nomadismo venatorio. Il 10 luglio scorso ho riunito il mondo venatorio bellunese e regionale per ribadire che le politiche che funzionano non si toccano. I responsabili di numerose associazioni venatorie e delle riserve alpine di caccia hanno sottoscritto un documento chiedendo al Consiglio regionale di lasciare intatto il “modello Belluno” di gestione della caccia.

Un modello elaborato nel corso di oltre trent’anni di lavoro, con il supporto di istituti di ricerca e università e la partecipazione attiva dei cacciatori, delle associazioni di categoria, delle istituzioni e delle riserve alpine. I risultati sono scientificamente misurabili in termini di equilibrio ambientale, gestione della fauna e responsabilità di tutti i soggetti coinvolti. Anche dovesse passare, il provvedimento continuerà ad essere avversato dall’intero mondo venatorio bellunese protagonista, in questi 30 anni di una storia di indiscutibile successo.

Il progetto di legge è infine uno schiaffo alle richieste di autonomia del Bellunese e temo sia solo l’antipasto di un neo centralismo della Regione Veneto nella cui visione i territori devono essere subalterni e non protagonisti delle politiche regionali.


Belluno, 31 Luglio 2017