Ora dalla Regione maggior autonomia al Bellunese, o chiederemo il passaggio dell'intera provincia.
Il Senato ha approvato il ddl che prevede il distacco del comune bellunese di Sappada dal Veneto e la sua annessione al Friuli Venezia Giulia. Il disegno di legge è passato, a 10 anni dal referendum, con 168 si, 1 no 8 astenuti. Il testo ora passa alla Camera per il secondo passaggio parlamentare.
La decisione arriva a ridosso del referendum del prossimo 22 ottobre, con cui i cittadini bellunesi sono chiamati ad esprimersi sulla volontà di assegnare maggiore autonomia della Provincia di Belluno rispetto alla Regione Veneto.
La simmetria temporale tra i due avvenimenti non può essere liquidata come pura coincidenza. Prima o dopo, infatti, i nodi vengono al pettine. Da quasi venti anni i Bellunesi chiedono alla Regione Veneto – inascoltati – di attuare politiche differenziate rispetto ai territori di pianura. Chiedono maggiori risorse, è vero, ma chiedono soprattutto strumenti appropriati per regolare e programmare la vita istituzionale, economica e sociale tenendo conto delle peculiarità di un territorio interamente montano. La determinazione dell’intero sistema politico e sociale bellunese ha consentito di fare qualche passo avanti, per esempio strappando alla Regione il controllo dei canoni idrici. Tuttavia, di fronte alla quasi totale mancanza di risposte alle crescenti domande di equità e giustizia poste dai Bellunesi, da 12 anni molti Comuni hanno chiesto di abbandonare la Regione (il primo fu Lamon nell’ottobre 2005) e di unirsi chi al Trentino Alto Adige chi al Friuli Venezia Giulia.
Ma cosa succede ora alle istanze degli altri comuni referendari? La richiesta di Sappada è arrivata in Parlamento perché è l’unica ad avere ottenuto il consenso della Regione di destinazione. Ma anche le istanze dei cittadini degli altri comuni bellunesi che hanno chiesto il passaggio ad altra regione devono trovare ascolto, perchè sempre frutto di diseguaglianze con territori confinanti a statuto speciale.
Il Partito democratico rispetta la volontà dei cittadini, tanto più se questa si è manifestata con un voto democratico. Ma la provincia di Belluno merita di essere trattata in modo omogeneo. La politica, a tutti i suoi livelli, deve farsi carico della situazione, individuando strumenti finanziari utili a colmare le disparità che spingono a chiedere di cambiare regione.
I segnali arrivati solo quest’anno dalla giunta regionale sono tutt’altro che rassicuranti. La Regione infatti si è ripresa le deleghe sull’attività venatoria che erano affidate a Belluno dall’inizio degli anni Novanta. Inoltre, vanno evidenziati i tentennamenti della giunta rispetto alla necessità di tenere aperto e pienamente funzionale l’ospedale di Cortina e le ulteriori ipotesi di accentramento anche nel settore di gestione del turismo.
Solo un cambio di approccio a livello regionale può invertire le spinte centrifughe di tanti comuni che vogliono andarsene dal Veneto. Spinte che, altrimenti, sono destinate ad aumentare. e che potrebbero spingere l'intero Bellunese a chiedere il passaggio ad altra regione.
Belluno, 21 Settembre 2017