La vicenda di Sappada impone una svolta nelle politiche a favore della montagna sia da parte del governo centrale sia da parte del governo regionale. Senza impegni concreti, puntuali e sostanziali, iniziative come quelle legittimamente prese dai cittadini di Sappada sono destinate a moltiplicarsi. Tutto il Bellunese potrebbe decidere di abbandonare il Veneto.

Questa la mia riflessione dopo il voto favorevole al passaggio del comune bellunese al Friuli Venezia Giulia avvenuto oggi in commissione Affari Costituzionali.

Il tema del Bellunese nel suo complesso e della montagna più in generale vanno rimessi al centro delle agende politiche, a Roma e a Venezia. Da quanto osservato in questi mesi, sono convinto si possano realizzare grandi obiettivi coltivando la collaborazione tra le istituzioni e garantendo l’affidabilità dei soggetti chiamati ad attuare le decisioni. E’ quanto stiamo facendo, per esempio, per rendere strategico il fondo dei comuni confinanti e farne un motore di sviluppo e non uno strumento di mera assistenza. Tuttavia, sono consapevole che qualsiasi misura ha bisogno di tempo per mostrare i propri frutti. Anche per questo chiedo di aumentare attenzione, sforzi e iniziative. E’ urgente sollevare i cittadini e gli amministratori della montagna da quel sentimento di abbandono che, di fronte ad una prolungata mancanza di risposte, li spinge a cercare soluzioni estreme.

Il rispetto della volontà popolare non è in discussione. Ma proprio per questo, bisogna guardare al Bellunese nel suo insieme. Il referendum con cui i cittadini di Sappada hanno chiesto il distacco dal Veneto e il passaggio al Friuli è stato preceduto e seguito da consultazioni identiche in molti altri comuni della provincia. Queste iniziative sono il grido d’allarme di persone, imprese ed enti locali per i quali risulta impossibile continuare a sopravvivere in condizioni di drammatica disparità. Se non avremo il coraggio di rimuovere i fattori che determinano un malessere diffuso e radicato in tutta la montagna veneta, non riusciremo a prevederne, né tanto meno a prevederne gli effetti.

 


Belluno, 2 Febbraio 2016