È iscritto a parlare l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. È con grande tristezza e anche con una dolorosa consapevolezza che oggi intervengo in Aula sul tema di Sappada. Lo dico: la politica ogni tanto è anche sentimento: credo che con il provvedimento in esame perdiamo tutti. Ripeto: perdiamo tutti, questa è la verità.
Ho grande rispetto degli amici di Sappada e per coloro che hanno sostenuto fortemente il referendum, ma anche per coloro che in questi giorni hanno raccolto le firme contro il passaggio. Oggi, alle ore 15, presso la sede della provincia di Belluno, c'è stata una conferenza stampa con molti ex amministratori che hanno portato le firme in perfetta buona fede, come erano in buona fede coloro che nel 2008 hanno fatto la battaglia invece per la rivendicazione del passaggio. Per tale motivo dico e rafforzo il concetto che qui, con tale provvedimento rischiamo, di far perdere tutti: far perdere i cittadini di Sappada, messi gli uni contro gli altri, divisi dal tentativo di raggiungere una regione a Statuto speciale; poi lo dirò nei numeri.
Lo dico anche ai colleghi della regione a statuto speciale: ci sono 24 comuni iscritti nell'elenco delle attività parlamentari. Sapete quanti di questi 24 comuni, che hanno tenuto il referendum, chiedono un passaggio ad una regione a statuto speciale: 23! C'è un unico caso, che è quello del passaggio fra le Marche e l'Emilia; il resto, guarda caso, chiedono tutti di passare da una regione ordinaria ad una speciale. Adesso non lo so, ma io credo che la statistica e la matematica abbiano un pezzo delle loro ragioni, se tutti questi comuni chiedono di passare a regioni a statuto speciale.
Perché questo è il centro della questione bellunese: Belluno è l'unica provincia d'Italia che è incuneata fortissimamente in mezzo a due regioni a statuto speciale, che si chiamano Trentino-Alto Adige, Trento e Bolzano, e Friuli-Venezia Giulia. È chiaro che questa situazione di disparità di trattamento e di competitività dei territori è un grido d'allarme. Oggi qui noi poniamo, io con tristezza, la questione bellunese, come alcune settimane fa con un referendum è stata posta a livello nazionale la questione del Veneto nella sua interezza.
Io avevo proposto due emendamenti, per provocare: se tutti gli otto comuni che hanno già un referendum passato dovessero passare, ciò costerebbe allo Stato 9 milioni; e lo ha detto il collega D'Incà: se tutti i comuni della provincia passassero, ci vorrebbero 110 milioni. Noi oggi siamo nelle condizioni di dire a questi comuni che domani possono fare questa operazione? Se la risposta è sì allora affronto con più tranquillità Sappada; se la risposta è no, per me c'è una grande tristezza, perché corriamo il rischio di creare figli e figliastri.
Nel passato, dal 2010 con il centrodestra, rafforzato nel 2014, il Governo e lo Stato hanno cercato di mettere in campo dei fondi di perequazione e di solidarietà dei territori, non solo per distribuire risorse economiche, lo dico io, ma anche per far collaborare territori praticamente identici nelle politiche di sviluppo. Ecco, quel fondo ha un unico grande difetto: può intervenire su 40 comuni su 65. E io vi posso garantire che nella mia attività – e lo dico qui con la testa alta – di parlamentare sicuramente dal 2014 ad oggi ho tentato di attuare questa collaborazione anche con la regione Friuli-Venezia Giulia: ahimè, non ci siamo riusciti, e questa è un'altra sconfitta.
E allora ho detto la sconfitta dei sappadini, la sconfitta dei bellunesi, la sconfitta dei veneti, e la sconfitta anche del Governo e dello Stato: perché è chiaro che, se dal 2005, anno in cui Lamon per la prima volta (era l'ottobre del 2005) pone questo grido d'allarme, fino all'ultimo dei referendum, che è quello di Voltago nel 2014, ecco, noi non siamo riusciti ad intervenire in maniera forte. E ripeto, guardate che sulle regioni storiche la nostra provincia potrebbe scrivere libri, perché noi abbiamo i tre comuni ladini che sono in attesa, e dal punto di vista della graduatoria i comuni ladini di Cortina, Livinallongo e Colle sono il diciottesimo comune, Sappada ricordo a tutti che è il diciannovesimo, arriva dopo. E poi potremo parlare delle ragioni storiche dei comuni vicino alla provincia autonoma di Trento, eccetera eccetera; sappiamo però, se vogliamo essere seri legislatori, che questo oggi non è il problema centrale. Il problema centrale è l'altro: è questa sperequazione.
Lo dico perché sul tema dell'applicazione dell'articolo 132 della Costituzione, come sappiamo, ci sono state negli anni, da quando i comuni hanno iniziato ad intervenire con il referendum, versioni contrastanti. Io ricordo un episodio che questo Parlamento, che quest'Aula hanno vissuto: 27 marzo 2017, discussione generale in Aula del passaggio del comune di Montecopiolo e di Sassofeltrio dalle Marche verso l'Emilia, questi sono gli unici comuni che passano da una regione ordinaria ad un'altra regione ordinaria. Ecco, la difficoltà dell'applicazione dell'articolo 132 della Costituzione ha fatto sì che quel provvedimento fosse rispedito in Commissione; e stavamo parlando di un provvedimento molto meno complicato! C'è stato allora un supplemento di indagine, perché anche lì le comunità locali si sono scatenate le une contro le altre. Io credo, ed è per quello che ho parlato di una tristezza personale e politica, che noi dovremmo riflettere se è corretto che noi mettiamo le comunità le une contro le altre per riuscire ad avere un trattamento equo nei confronti dello Stato. Questa è la domanda che mi faccio per davvero, e questa è una domanda tutta politica, e che riguarda in particolare il mio territorio.
In questi anni io ho allora depositato numerosi provvedimenti per cercare di farlo capire al Parlamento tutto, per una nuova forma di governo delle province e delle zone alpine del nostro continente, per forme di finanziamento che possano essere emergenziali, e quindi costruzioni di fondo.
Vanno benissimo, io ho la responsabilità di cercare di dare un po' di indirizzo politico ad uno di questi; ma non sono sufficienti: noi abbiamo bisogno di provvedimenti strutturali che intervengano in quelle zone e che ne fermino il vero problema, lo spopolamento, lo ha detto bene chi mi ha preceduto. Perché è chiaro che livelli di servizio di qualità provocano – e lo vediamo con i numeri delle province soprattutto di Trento e Bolzano – il fatto che quelle località tanto stupende, di Patrimonio dell'Umanità stiamo parlando, quindi splendide ed uniche siano anche tanto complicate da vivere. Allora ecco perché abbiamo bisogno di fondi sicuramente per un primo approccio, ma poi di interventi strutturali.
Abbiamo bisogno quindi di province montane, che sono già state riconosciute dalla legge cosiddetta Delrio, che abbiano forme di governo forte per affrontare le sfide del futuro, che abbiano possibilità di finanziamento dei servizi, non solo delle opere e delle spese di investimento: dei servizi! Lo scuolabus! La scuola! La sanità! Ecco, questo abbiamo. Ed io credo che con interventi francobollo noi non andiamo in quella direzione: possiamo risolvere il problema di coscienza, di dire di sì al fatto che gli amici di Sappada (e continuo a chiamarli amici) hanno votato nel 2008, ma non possiamo rispondere altrettanto agli amici di Lamon, che hanno votato nel 2005, agli amici di Sovramonte, che hanno votato nel 2005, agli amici che ci sono a Cortina, Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana, esattamente come quelli di Taibon e di Voltago; magari comuni meno noti da un punto di vista turistico, ma altrettanto importanti.
È per questo che ho iniziato con la tristezza della politica: perché io credo che qui nessuno vuole andare contro le intenzioni e la volontà dei sappadini, che hanno votato nel 2008, ma la politica seria è quella che affronta i temi con caratteristiche generali. Allora, se io ho la certezza, e dalla discussione in Aula venisse fuori che noi trattiamo da domani tutti questi comuni alla stessa maniera, voterei tranquillamente; ma siccome questa certezza in questi anni non ce l'abbiamo mai avuta, io interrogo il Parlamento: possiamo continuare a creare figli e figliastri in questo Paese, oppure l'Italia giusta è anche un'Italia che tratta tutti i cittadini alla stessa maniera? È su queste considerazioni che io svolgo il mio intervento in discussione generale, sperando che da un turbamento che ho definito triste e doloroso ci possano essere però al centro le politiche per l'intero Paese della nostra montanità: partendo come ho detto dal caso di Belluno, che potrebbe essere un caso da studiare fino in fondo, ma su cui intervenire a livello generale e porre rimedio a situazioni obiettivamente sperequate.
Roma, 06.11.2017