Di seguito il testo dell’Interrogazione Presentata il 30.07.2013
entro l’autunno l’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) deve ridefinire i termini dell’accordo con il CONAI (Consorzio nazionale imballaggi), costituito dalle imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi. Tale accordo, se opportunamente rinegoziato, potrebbe portare ingenti risorse economiche ai comuni per finanziare i servizi di raccolta dei rifiuti;
i comuni italiani si trovano in condizioni di grande difficoltà economica: da un lato i continui tagli dei trasferimenti erariali e regionali rendono sempre più difficile garantire livelli accettabili di servizi ai cittadini, dall’altro le norme di indirizzo europee e nazionali, anche nel settore della raccolta differenziata, indicano correttamente la necessità di raggiungere obiettivi minimi di intercettazione e riciclo di materia dai rifiuti. Questi servizi hanno evidentemente dei costi importanti che, se non compensati da adeguati corrispettivi per vendita degli imballaggi, rischiano di ricadere unicamente nelle bollette di famiglie e imprese;
l’associazione nazionale comuni virtuosi, in collaborazione con la ESPER (Ente di studio per la pianificazione ecosostenibile dei rifiuti), ha elaborato uno specifico dossier che entra nel merito dei conti del settore e indica dieci proposte che potrebbero garantire rilevanti entrate nelle casse dei comuni;
gli imballaggi costituiscono il 35-40 per cento in peso e il 55-60 per cento in volume della spazzatura che si produce ogni anno in Italia. Per ogni imballaggio prodotto e immesso nel mercato, il produttore versa ai consorzi un contributo ambientale che dovrebbe essere trasferito ai comuni quando l’imballaggio, passando per la raccolta differenziata, viene riconsegnato ai consorzi. Si tratta di cifre importanti, che dovrebbero essere destinate a coprire i costi di raccolta e, se ben utilizzate, contribuire concretamente a diminuire la tassazione sui rifiuti a carico dei cittadini e delle imprese;
delle centinaia di milioni di euro all’anno che sono incassati dal sistema Conai, solo poco più di un terzo viene girato ai comuni e queste risorse spesso non entrano neppure nelle casse comunali poiché vengono in gran parte utilizzate per pagare le piattaforme private che si occupano della preselezione dei flussi di rifiuto;
secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2011, i comuni avrebbero beneficiato di circa 297 milioni al lordo dei costi di preselezione (si stima che, al netto di tali costi, rimanga ai comuni circa la metà) a fronte del ricavo totale annuale del sistema Conai di 813 milioni di euro. I corrispettivi che i comuni ricevono rappresentano, dunque, solo una piccola quota dei costi che la raccolta differenziata degli imballaggi comporta. Nel resto d’Europa la situazione è diversa e i contributi versati dalle imprese sono molto più elevati e comprendono il rimborso dei costi di preselezione. È necessario allineare i contributi nazionali a quelli degli altri Paesi europei al fine di ottenere una gestione efficiente e sostenibile di questi servizi anche in Italia. Infatti, aumentando le quote di riciclo, si crea un mercato per le materie prime seconde. Si calcola che una raccolta differenziata efficiente e diffusa potrebbe generare almeno 200.000 nuovi posti di lavoro distribuiti capillarmente in tutto in tutto il Paese;
le esperienze estere in materia indicano come una diversa ripartizione dei costi del sistema determini ampi miglioramenti di tutta la filiera del riciclo e benefici economici per i comuni e gli utenti del servizio; di fatto gli enti locali si trovano ad affrontare con scarsissime risorse e strumenti molto ridotti una situazione difficile, in cui non hanno la possibilità di incidere nel processo di formazione dei rifiuti da imballaggi (i comuni non possono, infatti, influenzare le modalità di consumo e progettazione degli imballaggi o rendere obbligatorio il vuoto a rendere);
la crisi ha comportato una minore immissione al consumo di imballi ed un minor gettito per il contributo ambientale Conai: si ritiene che questo mancato introito non debba penalizzare i comuni che sostengono i costi per i servizi di raccolta e rischiano di non ricevere un corrispettivo adeguato alla spesa sostenuta (nel 2011, in media, solo un terzo dei costi delle raccolte era sostenuto dai corrispettivi Conai per un campione in cui veniva raggiunto il 35 per cento di RD mentre nei comuni dove si raggiunge il 65 per cento di RD il tasso di copertura dei costi è pari al 20 per cento circa);
tale dato è confermato dall’Osservatorio rifiuti della provincia di Torino che ha effettuato un accurato monitoraggio dei costi di raccolta fin dal 2007, dal quale risulta che nel 2011 la quota di costi di raccolta dei soli imballaggi coperta grazie ai corrispettivi riconosciuti dal Conai risulta pari al 28,7 per cento;
è evidente che la compensazione dei costi della RD deve essere allineata a quella degli altri paesi europei e deve provenire sia da una riduzione dei costi di struttura del sistema Conai che da un deciso aumento del contributo ambientale Conai (CAC), che deve essere commisurato in base alla effettiva riciclabilità degli imballaggi, penalizzando fortemente le frazioni perturbatrici del riciclaggio e favorendo gli imballaggi totalmente riciclabili con bassi costi ambientali, energetici ed economici;
infatti, si sta assistendo ad un aumento della complessità nella produzione di imballaggi che determina delle criticità di gestione, dalla fase di corretta differenziazione nelle case fino a quelle successive di raccolta-selezione-riciclo. Soprattutto per quanto riguarda la plastica sono le stesse associazioni di riciclatori, come Plastic Recyclers Europe, che identificano in un marketing orientato soprattutto all’impatto estetico, a discapito della riciclabilità, una possibile minaccia al raggiungimento degli obiettivi di riciclo europei. Da qualche anno importanti quantitativi (in costante aumento) di plastiche nobili, a causa di etichette coprenti o additivi opacizzanti, vengono dirottate nella frazione del plasmix (plastiche miste) invece di andare verso un riciclo meccanico ecoefficiente;
va sottolineato che l’articolo 11 della direttiva 2008/98/CE (Riutilizzo e riciclaggio), al paragrafo 2, fissa obiettivi di riciclo e non di raccolta differenziata e testualmente recita: «Al fine di rispettare gli obiettivi della presente direttiva e tendere verso una società europea del riciclaggio con un alto livello di efficienza delle risorse, gli Stati membri adottano le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi: a) entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a quelli domestici, sarà aumentata complessivamente almeno al 50 per cento in termini di peso» –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno farsi parte attiva nella prevista rinegoziazione dell’accordo ANCI-CONAI e, in particolare, non ritenga di assumere le iniziative necessarie ad adeguare agli standard europei i contributi versati dalle imprese per l’immissione sul mercato degli imballaggi e i corrispettivi che i comuni ricevono per la raccolta e la riconsegna degli imballaggi ai consorzi, estendendo e riconoscendo loro i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente riciclabili;
se il Ministro interrogato non ritenga inoltre opportuno a questo fine assumere iniziative per assegnare ad un soggetto terzo, in grado di garantire le parti (comuni e consorzi), le verifiche sulla qualità dei materiali, aumentare l’entità dei contributi CONAI, garantire un riallineamento del CAC (ora siamo al 25 per cento circa della media europea) ed eliminare qualsiasi contributo del CONAI destinato all’incenerimento, destinando i contributi a sostegno di cicli chiusi di recupero della materia, con particolare attenzione alle frazioni plastiche residue;
se il Ministro interrogato non ritenga inoltre necessario, per favorire una filiera efficiente del recupero della materia, mettere in atto ogni azione di competenza possibile perché sia rimodulata l’entità del contributo ambientale conai (CAC), che deve essere commisurato in base alla effettiva riciclabilità degli imballaggi, penalizzando fortemente le frazioni perturbatrici del riciclaggio e favorendo gli imballaggi totalmente riciclabili con bassi costi ambientali, energetici ed economici.
Atto Camera: Interrogazione a risposta in commissione 5-00788
presentato da DE MENECH Roger
co-firmatario CIVATI Giuseppe
testo di Martedì 30 luglio 2013, seduta n. 61