Roger De Menech, Deputato Bellunese del Partito Democratico, interviene con una Proposta di Legge in materia di determinazione dei canoni dovuti alla società ANAS SpA per concessioni e autorizzazioni relative all’accesso, all’uso e all’occupazione delle strade e delle loro pertinenze.
Da diverso tempo è in corso un contenzioso riguardante alcune incongruenze circa l’ammontare dei canoni richiesti agli utenti che risiedono lungo le strade statali e che hanno accesso alle stesse: si tratta di richieste inoltrate dalla società Ente nazionale per le strade (ANAS SpA) riguardanti l’ammontare di canoni che appaiono disomogenei nelle modalità di calcolo e comunque di importo rilevantissimo, talora inaccessibile per attività economiche con un modesto volume di affari.
I passi carrai consistono in interventi sull’infrastruttura viaria che consentono immissioni di veicoli da e verso un’area privata laterale e che, come tali, esulano dall’uso ordinario della strada, concretandone un uso eccezionale che deve essere assentito dall’ente proprietario della strada interessata – nel caso ci si riferisca alla rete stradale di interesse nazionale è la società ANAS SpA. Le domande dirette a conseguire le concessioni e le autorizzazioni per gli accessi, su strade o autostrade statali, vanno presentate al competente ufficio della società ANAS SpA e, in caso di strade in concessione, all’ente concessionario.
Nel 1998 – sottolinea De Menech – sono iniziati gli aumenti unilaterali da parte della società ANAS SpA del canone sui passi carrai, che hanno comportato aumenti discrezionali che per alcune attività, in particolare nella regione Veneto, sono arrivati anche all’8.000 per cento, tanto che un cittadino privato è costretto a pagare centinaia di euro e un’attività commerciale migliaia di euro per accedere ad una strada;
La determinazione della somma da versare tiene conto delle soggezioni che derivano alla strada o all’autostrada, del valore economico risultante dal provvedimento e del vantaggio che il beneficiario ricava dal provvedimento stesso; questi criteri vengono tradotti in una formula matematica, che può produrre canoni di diverso importo, in funzione ai fattori presi in considerazione: tipologia di accesso, larghezza geometrica, importanza della strad, con la naturale conseguenza di creare una disparità di trattamento fra cittadini residenti in regioni contigue.
C’è inoltre un’evidente disparità di trattamento anche tra cittadini che hanno accesso alla proprietà attraverso passi carrai insistenti su strade non statali e cittadini che invece si ritrovano gravati dal canone per la concessione di passi carrai per l’accesso a strade statali con l’ovvia conseguenza che il valore di abitazioni e/o attività commerciali affacciate sulle stesse si è drasticamente deprezzato.
I parametri per l’individuazione dei canoni, così come la formula matematica, non sono in alcun modo stabiliti dal legislatore – ricorda il deputato del Partito Democratico – ma vengono approvati unilateralmente dal consiglio di amministrazione della società e sono parte costitutiva del provvedimento annuale di determinazione dei canoni.
Nel 2008 – a seguito delle richieste annuali esorbitanti e di cinque anni di arretrati – si è costituito il «Comitato passi carrai» riconosciuto, dalle strutture locali della società ANAS SpA, quale soggetto interlocutore, in grado di fornire una rappresentazione più ampia, rispetto alle singole posizioni, in materia di accessi stradali.
Il Comitato è sorto con la finalità di favorire l’eliminazione delle disparità di trattamento applicate da diversi enti proprietari di strade nonché per creare le condizioni affinché il potere di fissare l’importo dei canoni non si sostanzi attraverso posizioni di privilegio e senza limiti legali, ma sia anche improntato a criteri di logicità e buon senso tale da consentire ai concessionari di verificare e contestare l’ammontare della pretesa economica.
Secondo il Comitato passi carrai, l’A.n.a.s., non eseguirebbe alcuna opera di manutenzione al di fuori della sede stradale tale da rendere giustificabile un canone per l’ordinaria conservazione. Inoltre – sempre secondo il Comitato – anche le tesi sostenuta dall’A.n.a.s. che il pagamento del canone sia dovuto a fronte di un vantaggio economico o che l’accesso costituisca la causa di una maggiore usura dell’asfalto sarebbe del tutto priva di fondamento se si considera che quotidianamente i mezzi di trasporto sia nazionali che esteri usurano la sede stradale senza contribuire economicamente, in via diretta, alla manutenzione.
E’ necessario quindi ripristinare un giusto equilibrio tra chi usufruisce delle strade e chi realmente ne paga l’usura.
L’Anas ha dichiarato di incassare annualmente circa 22 milioni di euro. Per avere un dato riferito ai soli introiti dai canoni per i passi carrai vanno eliminati quelli relativi agli attraversamenti e alla pubblicità.
Le richieste di pagamento di canoni molto elevati risulterebbero in contrasto con i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico, così come sottolineato anche dal Difensore civico di Padova e della regione Veneto che hanno riscontrato taluni aspetti di iniquità e vessatori età.
La presente proposta di legge, sottolinea De Menech, è volta a modificare le disposizioni di legge che attualmente affidano alla società ANAS piena discrezionalità per il computo degli importi stabilendo che gli incrementi dei canoni non possano superare l’andamento dell’inflazione corrente.
L’articolo 2 – prosegue De Menech – eleva al 6,75 per cento – dall’attuale 6,5 per cento – l’aliquota dell’addizionale all’imposta sul reddito delle società (IRES) a carico di alcuni soggetti che operano nel settore petrolifero, ivi compreso il settore dell’energia elettrica (ai sensi dall’articolo 81, comma 16 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008 n. 133 (c.d. Robin Hood Tax) con finalità di copertura degli oneri recati dall’articolo 1 della presente legge.
Si ricorda che all’Autorità per l’energia è demandata la vigilanza per evitare che l’imposta a carico di soggetti che operano nel settore petrolifero si trasli sui consumatori con conseguenti aggravi dei costi in bolletta e sui prezzi dei carburanti.
L’articolo 81, comma 16 del citato decreto legge n. 112/2008 ha introdotto, a carico di alcuni soggetti che operano nel settore petrolifero, ivi compreso il settore dell’energia elettrica, una addizionale all’imposta sul reddito delle società (IRES) fissata in misura originariamente pari al 5,5 per cento e portata al 6,5 per cento dall’articolo 56, comma 3 della legge 23 luglio 2009, n. 99.
L’articolo 7, comma 3 del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011 n. 148, ha previsto un temporaneo aumento dell’addizionale al 10,5 per cento per i periodi di imposta dal 2011 al 2013 ed ha esteso la platea dei soggetti passivi includendovi le imprese operanti nel campo delle energie rinnovabili e delle infrastrutture energetiche.
L’articolo 5 comma 1 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, ha infine ampliato l’ambito di applicazione dell’addizionale all’Ires applicabile, a decorrere dal 2014, ai soggetti che abbiano conseguito nel periodo di imposta precedente un volume di ricavi superiore a 3 milioni di euro (il limite precedente era di 10 milioni di euro) e un reddito imponibile superiore a 300 mila euro (il limite precedente era di 1 milione di euro).
Con la presente proposta di legge si intende mettere a regime un’addizionale Ires inferiore all’attuale 10,5 per cento e superiore di solo un quarto di punto rispetto a quella che si sarebbe dovuta applicare nel 2014 per effetto della disciplina ordinaria.
La Proposta di Legge – conclude De Menech – è già stata firmata da numerosi Deputati; La raccolta delle firme è però ancora in corso e la volontà è di raggiungere il maggior numero di rappresentanti di diverse parti dell’Italia.
Proposta di legge C. 1280
Presentata il 27 giugno 2013; annunziata il 1° luglio 2013
Iniziativa dei deputati: DE MENECH Roger e MIOTTO Anna Margherita