Nessun miglioramento con accorpamento Usl. Mancano primari, medici specializzati, tecnici e infiermieri

 

Non sembra avere freno la fuga di medici dagli ospedali veneti e da quelli bellunesi in particolare. Nei giorni scorsi ho incontrato gli operatori del settore: Il quadro tracciato è di grande difficoltà. Tra Feltre e Belluno mancano diversi primari, decine di medici, tecnici e infermieri. Il servizio e la qualità sono assicurate solo grazie all’abnegazione e alla buona volontà del personale. Ogni volta che ci rivolgiamo a un medico o a un infermiere dobbiamo tenere conto dell’enorme pressione a cui queste persone sono sottoposte, con turni massacranti e senza riposo anche dopo notti intere di servizio.

La mancanza di medici specializzati è nota da tempo ed è un problema che riguarda l’intero sistema sanitario nazionale. Bisognava continuare ad aumentare il numero di borse di studio, come si era cominciato a fare negli anni scorsi. Invece purtroppo nella finanziaria 2019 non c’è un euro per questo settore.

L’unificazione delle Usl 1 e 2 finora non ha prodotto alcun miglioramento né in termini di efficienza, né in termini di efficacia della sanità bellunese, tanto meno sotto il profilo delle condizioni di lavoro. La preoccupazione di tutti gli operatori del settore è la perdita qualità anche nei settori dove oggi gli ospedali bellunesi sono all’avanguardia. Un esempio è quello della raccolta del sangue che è in netto surplus rispetto alle esigenze del territorio e contribuisce quindi ad approvvigionare tutta la rete regionale. E ce ne sono molti altri in cui la nostra sanità continua ad attrarre pazienti da fuori.

È un patrimonio che la Regione sta trascurando perché si ostina ad applicare le stesse regole e gli stessi criteri della pianura anche alla sanità di montagna. I problemi principali riguardano i costi standard livellati sull’intera regione, i bassissimi incentivi al personale e la mancanza di alta specializzazione dei reparti. Tutti fattori che contribuiscono a tenere lontani medici e infermieri dagli ospedali bellunesi.

 


Belluno, 1 marzo 2019