Signor Presidente,
le chiedo anticipatamente scusa se rischio di andare fuori tema e di parlare del provvedimento e non discuterò di ferie del Governo e di finanziamento pubblico dei congressi. Tra l’altro, si tende parlare di ciò che si desidera, quindi parlerò dei problemi del Paese. Chi di congresso ne patisce parecchia voglia, è giusto che ne parli perché non sa come è fatto.
Voglio stare velocemente al merito perché è troppo importante che noi oggi diciamo agli italiani che tentiamo di dare una prima parziale risposta – cerco di non utilizzare quest’Aula in senso demagogico, ma di usare parole di verità – e non c’è dubbio che questo è un primo tassello di un mosaico che va completato, non possiamo considerarlo un quadro esaustivo, ma che risponde al bisogno di intervenire su tre terreni fondamentali, che sono i terreni su cui questo Governo si è impegnato in quest’Aula: quello della crescita, quello della semplificazione e dell’innovazione e quella della giustizia e di farlo, non solo nella logica di un cambio ordinamentale, ma con degli strumenti e degli adempimenti normativi che abbiano la caratteristica dell’effetto immediato perché questo Paese non ci dà più tempo.
Sulla crescita, capisco che non è facile, non è facile non votare e opporsi ad un provvedimento che, per il sostegno alle imprese propone un migliore accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, rifinanziamento dei contratti di sviluppo, potenziamento del Fondo centrale di garanzia. Le imprese oggi aspettano questo provvedimento e non ci chiedono qualche mancia di ciò che resta dei nostri scontrini, ma ci chiedono provvedimenti che cambiano nel tempo il modo con cui sosteniamo le imprese in questo Paese.
Capisco che non è facile opporsi ad un provvedimento che, nella direzione della crescita, ci mette innovazione tecnologica, che liberalizza il wifi, che porta potenziamento nell’Agenda digitale già in corso in questo Paese, che incentiva la digitalizzazione della pubblica amministrazione, chi ci lavora sa di cosa parliamo.
Lo dico con rispetto: quando si fa della rete e dell’utilizzo delle dotazioni informatiche un elemento di sviluppo importante di questo Paese, lo riconosco non deve essere semplice poi non sostenere provvedimenti che vanno in questa direzione, così come in questa direzione vanno le risorse, forse limitate e forse insufficienti relative alle infrastrutture, ma che hanno quella caratteristica di cui parlavo: cose immediatamente realizzabili. Penso ai 2 miliardi per finanziare interventi cantierati e cantieriabili, penso alle norme per accelerare l’utilizzo del fondi comunitari perché noi siamo Paese che certo ha bisogno di grandi asset industriali.
Ma, ha bisogno anche di sostenere quel tessuto operoso delle comunità e delle piccole comunità, i 6 mila campanili, 100 milioni per i piccoli comuni, l’utilizzo per i progetti città delle risorse comunitarie, così come nella direzione della crescita vanno gli interventi per l’edilizia scolastica, i 100 milioni in disposizione della messa in sicurezza e della costruzione di nuovi edifici.
Vanno in questa direzione i provvedimenti riguardanti la semplificazione.
Li cito velocemente: le modifiche sul versamento IVA, le agevolazioni per i contribuenti in difficoltà economica – penso soprattutto al punto relativo alla rateizzazione delle imposte e alla impignorabilità per prima casa e dotazioni strumentali per le imprese –, così come le facilitazioni relative al DURC e i provvedimenti che sono nell’alveo, anche qui, di un lavoro che dobbiamo cominciare, che comincia oggi e che non possiamo ritenere definito, definitivo ed esaustivo, i giudici ausiliari per il contenzioso civile, l’accelerazione dei tempi di fissazione delle udienze, la semplificazione delle sentenze civili e la mediazione civile commerciale a carattere obbligatorio.
Ma, siccome ho detto che non avrei usato parole di propaganda, voglio anche, con grande chiarezza, dire che siamo consapevoli che questo è un provvedimento che risponde in parte agli impegni che ci siamo assunti verso il Paese.
Cito il discorso con il quale il Presidente Letta ha chiesto la fiducia a questo Parlamento: «Misure ulteriori dovrebbero essere il pagamento di parte dei debiti delle amministrazioni pubbliche – e questo è avvenuto –; l’allentamento del Patto di stabilità interno – ci torno fra un minuto –; la rinuncia all’inasprimento dell’IVA – accaduto –; l’aumento delle dotazioni del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese e del Fondo di solidarietà (…) – lo stiamo approvando –. Ma questi provvedimenti sono necessari ma non sufficienti». Ecco, è la consapevolezza anche del tanto che manca che ci fa sostenere e votare, con convinzione, questo provvedimento.
Lavorare al «decreto del fare» – e lo dico anche ai colleghi che giustamente hanno evidenziato, in questo percorso, limiti di merito e di metodo – ci ha fatto toccare con mano e ci ha fatto mettere a fuoco ciò che manca sul piano del merito e ciò che manca sul piano del metodo. Sul piano del merito tre accenni: fatto questo provvedimento bisogna intervenire subito sul Patto di stabilità dei comuni; bisogna intervenire subito sul riordino della fiscalità locale e il Governo su questo è impegnato con date di riferimento molto precise – e lo voglio dire anche perché troppo spesso c’è l’idea che questo Parlamento viva con i piedi e con la testa da un’altra parte, ma non è così –; bisogna subito intervenire con provvedimenti di redistribuzione ed equità. Non è un caso che molti colleghi di maggioranza e di opposizione, di gruppi differenti tra di loro, abbiano proposto su questo provvedimento emendamenti circa, voglio usare parole di grande chiarezza, la questione scandalosa delle pensioni d’oro. I dati che sono usciti dall’INPS sono, a mio giudizio, inaccettabili. E c’erano provvedimenti che parlavano di norme antigalleggiamento, cumulo delle pensioni e tetto alle pensioni ancora in una logica completamente retributiva. Beh, siccome quando ad un’impresa arriva la richiesta della banca di pagare il leasing o quando ad una famiglia arriva la richiesta della banca di pagare la rata del mutuo non è possibile opporre l’estraneità di materia a queste richieste, sappiate che il Partito Democratico su questo andrà fino in fondo, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione in questo Parlamento per guardare a questo Paese con più equità e con più giustizia. Io penso che questo non sia più rinviabile.
Sui problemi di metodo sarò velocissimo e me la cavo con una battuta, soprattutto pensando a quei colleghi che sono qui da pochi mesi. Questo provvedimento mette in luce, con una urgenza drammatica, due aspetti: l’inadeguatezza dei Regolamenti parlamentari – lavorando ne abbiamo avuto coscienza tutti – e, mi scusi, Presidente, per il termine, la «follia» di questo bicameralismo italiano , perché il cartone animato è «Le follie dell’imperatore» ma noi stiamo girando «Le follie del bicameralismo italiano».
Siccome noi ci siamo presi un mese in più per cominciare le riforme costituzionali, perché giustamente ci vuole tempo per partire, non per ragionarne insieme, spero che quando alla ripresa inizieremo a discutere di riforma della Costituzione tutti avremo memoria di quanto e di cosa c’è da cambiare, proprio a fronte della nostra esperienza.
Io voglio rivolgere un’ultima riflessione, Presidente, e poi concludo, al lavoro attento e importante delle opposizioni, perché riconosco un impegno costante e anche una tensione virtuosa nella relazione con la maggioranza. Dicevo, e senza provocare, che non deve essere facile votare contro provvedimenti che hanno dei limiti, che sono incompleti, che sono insufficienti sul piano delle risorse, ma che comunque mettono al centro wi-fi, crescita, occupazione, bandi per i giovani meritevoli che vogliono cercare università anche fuori della loro regione, scuole più sicure e più attrezzate. Ripeto, non sto provocando e penso che sia una tensione realmente virtuosa. Sappiate che il Partito Democratico non demorde e continuerà a rivolgersi a tutte le forze politiche quando si tratta di provvedimenti che servono al Paese. Non consentiremo a noi stessi e agli altri di scappare di fronte alla difficoltà e di fronte alla necessità di mettere mano insieme ai provvedimenti che riguardano il Paese.
Guardate il mio invito non risponde al verbo scongelarci, risponde al verbo prenderci cura insieme del Paese.
C’è quel bel romanzo di Albert Camus, La Peste, dove ad un certo punto questo paese dell’Algeria viene messa in quarantena e chiuso e nessuno può scappare da un paese in cui c’è la peste. Alcuni personaggi di questo romanzo si adoperano insieme per aiutare le persone malate che sono in quarantena. C’è un giornalista, Lambert, che tenta tutte le volte di scappare, di andarsene via, di abbandonare quella difficoltà ed un medico lo trattiene lì a lavorare insieme a loro, a fargli capire quanto è importante lavorare insieme. Ad un certo punto Lambert ha la possibilità di scappare e di uscire dal Paese. Allora questo medico gli dice: vai, non ti vergognare di essere felice. E lui risponde: io non mi vergogno di essere felice, mi vergogno di essere felice da solo, cioè non voglio pensare a me senza prima aver pensato a cambiare le cose per tutti.
Penso che anche in un provvedimento a volte un po’ arido come una legge ci sia una grande lezione per chi si vuole mettere a disposizione di questo Paese.
L’intervento in Aula di Matteo Richetti | Deputato de Partito Democratico 09.08.2013