Mi sto occupando della vicenda da inizio settembre, in stretta relazione con il governo e con vertici di Confindustria Belluno.
Ho coinvolto fin dall’inizio il Ministero degli Affari Esteri e il Ministro delle politiche agricole per tentare di accelerare i tempi,. Con il ministro Maurizio Martina, con cui ci confrontiamo anche due o tre volte la settimana, ci siamo attivati subito da un lato interessando il commissario generale di Expo, Bruno Pasquino, dall’altro per fare pressioni diplomatiche sulla Russia. Il governo è impegnato ad affrontare il problema che, va detto, riguarda tutte le aziende italiane che hanno contribuito alla costruzione e all’allestimento del padiglione russo.
Le imprese italiane stanno subendo un vero e proprio tira e molla dalla società russa e, a dispetto dei frequenti tentativi di contatto, stanno recuperando solo una piccola parte del credito.
Non c’è alcuna ragione oggettiva perché le nostre aziende non vengono pagate. I lavori sono stati fatti velocemente e bene. Molte delle nostre aziende hanno lavorato giorno e notte per consegnare il padiglione in tempo per l’inaugurazione del primo maggio scorso». A dimostrarlo anche la perizia depositata a metà settembre al tribunale di Milano in seguito all’azione di una ditta di Ancona che sta tentando di recuperare i proventi del proprio lavoro. Il perito dichiara che le opere eseguite sul padiglione risultano essere state realizzate a regola d’arte, tanto che non viene rilevato alcun difetto né carenza esecutiva.
Sempre a settembre il direttore di Confindustria Belluno ha scritto una lettera al commissario Pasquino, la cui pronta risposta attesta la volontà di affrontare il problema.
La questione rimane molto complessa, sia per l’embargo alimentare dell’Unione Europea sulla federazione russa, sia perché le norme che regolano i rapporti di fornitura riguardano il diritto internazionale.
Il governo nazionale è comunque impegnato in prima linea per cercare in tutti i modi di risolvere favorevolmente la vicenda.
Belluno, 6 Novembre 2015