Aprire a tutti il bando “Cultura futuro urbano”

 «Ogni euro speso in cultura è speso bene, per questo i 25 milioni destinati dal governo al bando “Cultura futuro urbano” sono davvero troppo pochi. E poi non si può restringere la partecipazione ai soli comuni capoluogo, significa ignorare la peculiarità italiana dei borghi storici e delle piccole città. Nei prossimi giorni presenterò un’interrogazione al ministero dei beni culturali per sapere se c’è in programma l’estensione a tutti i comuni del bando o se hanno in mente di farne uno diverso aperto a tutti gli enti locali italiani».

Il deputato bellunese Roger De Menech raccoglie l’invito dell’assessore feltrino Alessandro Del Bianco a intervenire per allargare la platea dei destinatari dei finanziamenti per progetti di riqualificazione di ambienti periferici attraverso progetti di sviluppo culturale o all'estensione di servizi culturali ed educativi esistenti come scuole e biblioteche. Al momento il bando è ristretto ai soli comuni capoluogo di provincia.

«Le risorse messe a disposizione sono insufficienti», afferma De Menech. «Con soli 25 milioni di euro sarà impossibile sostenere le necessità di riqualificazione delle città italiane. Inoltre, esistono in Italia centinaia di città non capoluogo che hanno bisogno di sostegno nel recupero delle aree urbane e hanno le capacità di sviluppare attività culturali rilevanti», afferma De Menech.

«Chiederò al ministero di incrementare le risorse disponibili e di allargare il bando almeno ai comuni con servizi culturali di primo livello. Oppure di fare un altro bando aperto a tutti i comuni. Ricordo che i criteri con cui il governo precedente aveva assegnato i fondi sulla cultura – con i programmi Art Bonus e Bellezz@ – riguardavano il merito e la qualità dei progetti, non la caratteristica amministrativa dei comuni».

«L’Italia è fatta di ottomila comuni, ciascuno con le proprie specificità culturali», ricorda la segretaria del Pd, Monica Lotto. «Solo nel Bellunese abbiamo luoghi unici come Pieve di Cadore col Tiziano, i borghi di Mel e la citta storica di Feltre. »

«L’esclusione da parte del ministero fa male», dice l’assessore Alessandro Del Bianco, «soprattutto perché non vediamo riconosciuti dal governo gli sforzi di città che stanno investendo molto in cultura. È questo il caso di Feltre, ma anche di molte altre medie città italiane che nonostante le difficoltà credono e investono sulle politiche culturali. Perché una biblioteca, o l'estensione di un servizio culturale o scolastico, dovrebbe avere più senso a Rovigo, o a Bassano del Grappa, giusto per citare un esempio?».


  

Belluno, 14 maggio 2019