Uno dei punti qualificanti della legge di stabilità 2014 é sicuramente il bonus bebè.

Il bonus di 80€ per i redditi di valore ISEE inferiore ai 25.000€ (che raddoppia se l'ISEE è sotto i 7.000€) costituisce una novità straordinaria e un segno di attenzione verso le nuove famiglie e le giovani coppie che avranno un figlio tra il 1 gennaio 2014 e il 31 dicembre 2017.

Ma è corretto domandarci come lo Stato riuscirà a rendere stabile e duratura la manovra, così da offrire garanzie alle nostre famiglie.
 
Negli ultimi anni, la natalità è in crollo, anche a causa dell'insicurezza lavorativa.
Le giovani coppie lamentano incertezze sia sui redditi sia sulla durata dei contratti di lavoro. Tali incertezze rappresentano delle barriere insuperabili per i giovani che intendono costruirsi un futuro.
 
Che fare? E’ necessario trasformare nei prossimi anni il bonus bebè in un vero strumento di riequilibrio fiscale per chi ha figli a carico.
Uno di questi strumenti, già usati in Europa, è sicuramente quello del quoziente familiare.
 
Si tratta di un modello di imposizione fiscale che, tenendo conto dei carichi familiari, consente di calcolare l’imposta sul reddito in funzione delle persone fiscalmente a carico e che, dove applicato, ha consentito un nuovo boom demografico. Uno strumento chiaro, trasparente, che svolge il suo ruolo in maniera costante nel tempo.
 
Con questo metodo le entrate (una o più) della famiglia vengono sommate e poi divise per il numero dei componenti della famiglia stessa (la somma dei coefficienti attribuiti ad ogni componente, tale somma costituisce appunto, il quoziente familiare), in modo da tassare non tanto il reddito unitario percepito, quanto il reddito disponibile per ogni componente la famiglia.
 

Dobbiamo quindi lavorare, nei prossimi mesi, per trasformare e stabilizzare il bonus in un vero ed efficace strumento di equità fiscale a vantaggio delle famiglie con figli.
 
Non mi trovo d'accordo con chi chiede di abbassare il bonus per investire in servizi per l'infanzia (asili nido, scuole dell'infanzia, …), perché le due cose vanno tenute separate: da una parte gli interventi di agevolazione fiscale, dall'altra i servizi per la comunità che vanno organizzati a prescindere.
 
Concludo affermando che, una volta risolti i problemi legati alla stabilità del lavoro – e quindi bene la riforma del mercato e dei contratti con più diritti per i giovani – e della retribuzione, rimane da affrontare il problema culturale di una nazione in cui i giovani hanno paura di investire nel proprio futuro.
 
Mettere al mondo dei figli significa guardare al futuro con una buona dose di speranza… ma su questo c'è ancora molto da lavorare! 
 
 

Roma, 25.11.2014