Faremo le barricate a difesa dell’ospedale di Belluno. Se la Regione pensa di replicare l’”operazione Cortina”, questa volta si sbaglia di grosso. Chiedo una mobilitazione massiccia per contrastare il piano con cui il Servizio Sanitario del Veneto prevede il declassamento dell’ospedale di Belluno. Il diritto alla salute non può essere negato a causa della manifesta incapacità della Regione a far quadrare i conti. Hanno avuto centinaia di milioni in più grazie all’aumento del Fondo sanitario nazionale (da 109 a 114 miliardi l’anno tra il 2015 e il 2019), hanno decimato le Usl, azione che in teoria dovrebbe portare ulteriori risparmi al sistema, hanno tagliato migliaia di posti letto in tutta la regione e ancora i conti non tornano? Devono trovare qualcuno in grado di tenere in equilibrio la sanità, non chiudere gli ospedali e scaricare le loro incapacità politiche e tecniche sui cittadini.
Da subito riuniamo tutti i soggetti interessati, dall’ordine dei medici a quello degli infermieri, dalle associazioni a difesa dei diritti del malato agli enti locali, dai sindacati ai comitati. Se passa l’idea di poter declassare Belluno, anche gli altri presidi saranno a forte rischio, a cominciare da Agordo. La provincia di Belluno sta già pagato un prezzo altissimo in termini di servizio sanitario. Sotto le Cinque Torri risuonano ancora le roboanti parole della regione che l’anno scorso assicurava la riapertura immediata del Codivilla. Sappiamo tutti come è andata a finire: ospedale chiuso, servizi come la cura delle malattie ossee spariti e dipendenti a casa. Non ci fidiamo più.
Quello che ci serve e lo chiediamo da ormai quasi tre decenni è di poterci amministrare in autonomia. Se lasciamo le leve a Venezia per noi è la fine e lo stiamo toccando con mano. Ora chiediamo la convocazione di un Consiglio Regionale straordinario per approvare l’applicazione immediata della legge 25.
Belluno, 9 Maggio 2018