Il ministro risponde alle mie domande: «Al momento solo bozze di lavoro. Autonomia dovrà rispettare articolo 81 della Costituzione»
Non c’è alcuna intesa tra il governo e le regioni che hanno avviato il percorso per ottenere l’autonomia in base alla Costituzione. Lo ha ammesso questa mattina il ministro Stefani rispondendo alle mie domande in commissione per l’Attuazione del federalismo fiscale.
L’intesa non c’è ha detto il ministro al termine della riunione. Quelle che circolano sono solo ‘bozze’ o ‘strumenti di lavoro’. Quando ho chiesto a che punto siamo nella definizione dei LEP, i livelli essenziali delle prestazioni e dei relativi costi standard, il ministro ha glissato. Come ha evitato di rispondere direttamente alle mie domande su residuo fiscale e trattenimento dei nove decimi del gettito erariale. L’unica cosa certa, ha detto il ministro, è che l’intesa dovrà rispettare l’articolo 81 della Costituzione, cioè il pareggio di bilancio. Il che significa, come sosteniamo da molti anni, che l’autonomia si sostanzia in realtà in un federalismo differenziato dove il punto cardine è la maggiore responsabilità delle Regioni che intendono amministrare direttamente le funzioni previste dall’articolo 117 comma terzo della Costituzione.
L’autonomia rafforzata, se attuata seguendo il dettato costituzionale, sarà l’occasione per rilanciare le regioni, con vantaggi sull’efficienza ed efficacia delle prestazioni per i beneficiari nei territori e in termini di minore spesa pubblica per l’intero sistema paese. Le risorse infatti vanno redistribuite, ma solo dopo aver stabilito prestazioni standard e fabbisogni standard come previsto dalla legge delega 42 del 2009 e finora rimasta inattuata. Dopo venti e passa anni di propaganda leghista e di fake news finalmente si scoprono le carte.
L’unica autonomia possibile è quella responsabile e solidale in cui alcuni territori si fanno carico di amministrare direttamente determinate funzioni. Ma lo dovranno fare con risorse definite da una spesa standardizzata, mantenendo inalterate la spesa pubblica complessiva e, soprattutto, la pressione fiscale.
Lo proponiamo da 18 anni, ora finalmente ci arrivano anche i colleghi della Lega, ma ovviamente non sanno come spiegarlo ai cittadini che per troppo tempo hanno illuso.
Roma, 21 febbraio 2019