AL MINISTRO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO – MASSIMO BRAY
Egregio Ministro,
le scrivo per porle il problema dell’Archivio di Stato di Belluno, sorto in seguito alle dichiarazioni del suo predecessore circa la riduzione del personale.
Con il decreto 22 gennaio 2012 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha posto vincoli precisi all’Amministrazione di diversi Ministeri, per la riduzione del personale, in relazione a nuove piante organiche.
La revisione ha comportato per il Ministero per i beni e le attività culturali una drastica riduzione della fascia più bassa dei dipendenti degli Archivi (i ‘commessi’) da 972 unità in servizio, più 13 comandati in tutt’Italia, a una nuova pianta organica di 700 unità. Le fasce intermedia ed alta (impiegati e funzionari) presentano invece carenza di organico.
Rimane il problema degli esuberi (272), che si presume resteranno in servizio nei rispettivi uffici in tutt’Italia, mentre sono partite subito le revoche per tutti i 13 comandati, senza analizzare la situazione specifica degli istituti in cui prestano servizio.
La Direzione generale competente per il personale (DG-OAIP), in seno al Ministero per i beni e le attività culturali ha revocato dunque i 13 comandi, con effetto immediato. Di questi, 5 provengono dal Veneto, 2 sono di Belluno.
Se dovesse essere confermata la loro revoca, non subentrerebbe nessun altro al loro posto e l’Archivio di Stato sarebbe costretto a chiudere gran parte dei servizio oggi garantiti. Si confidava nella revisione delle piante organiche per poterli, anzi, assorbire stabilmente.
L’Ufficio scolastico regionale per il Veneto, cui compete la decretazione circa i comandi, ha risposto rinviando la revoca al naturale compimento del comando (31 agosto 2013). In assenza del decreto di rientro, a firma di detto ufficio, nel frattempo i comandati restano in servizio all’Archivio di Stato di Belluno.
A favore dei due bellunesi sono state inviate alla DG-OAIP specifiche richieste da parte di due autorevolissimi uffici: due Direzioni dello stesso Ministero per i BBCC e pari grado rispetto alla DG-OAIP: Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto e Direzione generale per gli Archivi.
Entrambe le richieste riconoscono la specificità e le difficoltà di personale dell’Archivio di Stato di Belluno, rispetto alla situazione degli altri 11 ‘comandati’ e chiedono di trovare diversa soluzione.
Si chiede pertanto che il taglio del personale non sia fatto senza una analisi delle specifiche realtà, e che i due dipendenti siano confermati in pianta stabile all’Archivio di Stato di Belluno, perché risultano indispensabili per il funzionamento dell’ufficio, e per garantire tutte le iniziative illustrate nella nota allegata.
All’Archivio di Stato di Belluno, senza i due dipendenti che provengono dalla Scuola rimarrebbero solo due altre unità, che non sono sufficienti per garantire l’apertura pomeridiana dell’Istituto per tre pomeriggi alla settimana, il prelievo e la ricollocazione del materiale, oltre tutte le altre specifiche ulteriori incombenze.
La presenza dei due ‘comandati’ è essenziale anche se si vuole continuare a mantenere attiva l’antica Chiesa di Santa Maria dei Battuti. Questo spazio, inaugurato nel 2010, è tornato all’uso comune dopo un restauro trentennale e una spesa di circa due miliardi di vecchie lire, in parte erogati dal MIBAC in parte da Cariverona. Una sala di grande pregio, dotata di ottima acustica, che dopo la chiusura dell’Auditorium comunale e grazie alla collaborazione con la Scuola comunale di musica “Antonio Miari” gestita dal Conservatorio di musica “Arrigo Pedrollo” di Vicenza ha assunto un ruolo di rilievo anche oltre le iniziative esclusivamente archivistiche.
La sospensione di tali attività – conseguenza che appare purtroppo obbligata – rappresenta un grave danno per l’intero territorio, vanificando la spesa sostenuta per il restauro e chiudendo una sala di estrema utilità che finora ha accolto molteplici attività culturali dell’intera provincia.
Oltre alle attività di valorizzazione consuete (riportate nel dettaglio nella pagina web del sito istituzionale http://archivi.beniculturali.it/ASBL/eventi.html) potrebbe subire una drastica riduzione anche un’iniziativa di formazione e didattica attualmente in corso, di grande rilievo per l’intera comunità bellunese: si tratta dell’attività culturale di volontariato studentesco che coinvolge le ultime classi delle medie superiori, nell’ambito della quale gli studenti-volontari schedano i registri dello Stato civile di età napoleonica.
Ma si delinea in futuro una prospettiva particolarmente grave non solo per l’Archivio di Stato di Belluno ma per tutto il nostro territorio e per la sua valenza Turistica: le iniziative programmate per il 50° dal disastro del Vajont dovranno essere cancellate.
Non si potrà tenere aperta la sala né per convegni e concerti dedicati al tema, né per la mostra sul Vajont, prevista per l’autunno con l’esposizione di documenti originali.
L’archivio processuale, trasferito temporaneamente all’Archivio di Stato di Belluno dall’Archivio di Stato dell’Aquila dopo il terremoto, costituisce un elemento unificante per molte iniziative che trovano riferimento nel progetto Archivio diffuso del Vajont.
Per questo motivo l’Archivio di Stato di Belluno è sentito dalla comunità bellunese come un polo di aggregazione riconosciuto come sede naturale per accogliere molte altre manifestazioni legate al ricordo della tragedia.
La speranza è quella di riuscire a trovare una soluzione diversa da quella prospettata, riconfermando il personale ‘comandato’ nella sede dell’Archivio di Stato di Belluno.
A disposizione per qualsiasi chiarimento le porgo i più cordiali saluti.
On. Roger De Menech