Emendamento del PD toglie alla Regione i poteri discriminanti

  

Certezza per i territori delle risorse economiche derivanti dallo sfruttamento dell’acqua, maggiore controllo da parte degli enti locali e aumento dei canoni disponibili per i Comuni al momento del rinnovo delle concessioni.

Dovesse essere approvato il nostro emendamento alla conversione del decreto legge ‘Cura Italia’, per il Bellunese sarebbe una svolta. Il Il provvedimento sarebbe il compimento di 25 anni di battaglie per il controllo dell’acqua che finora hanno visto contrapposti le ragioni degli abitanti e dei comuni bellunesi a quelli della Regione dove a fare la voce grossa sono gli interessi della pianura.

Alle Province montane, si legge nell’emendamento presentato dal Partito democratico, “di cui all’art. 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, deve essere in ogni caso riversata da parte delle rispettive Regioni una quota, da stabilirsi con legge regionale, non inferiore all’ottanta per cento dell’ammontare complessivo dei canoni demaniali percepiti per le concessioni di grande derivazione idroelettrica ubicate nelle predette Province montane.

Questo punto, inserito al comma 6 dell’emendamento, pone fine alle controversie aperte da anni con la Regione Veneto. In sintesi, i piani energetici vengono fatti a livello nazionale, le Regioni fanno le gare per assegnare le concessioni, ma i ristori economici e il controllo sono in parte preponderante a beneficio dei territori in cui sono installati gli impianti, ovvero le centrali idroelettriche.

Con questo emendamento si riconosce a livello nazionale la specificità delle province interamente montane, in particolare Belluno quale principale produttore nazionale di energia idroelettrica.

 


Roma, 19 aprile 2020