Il territorio deve decidere sulle quantità di acqua nei fiumi e avere i vantaggi economici per le concessioni

 

La “battaglia per l’acqua” si alza di livello e coinvolge ora le grandi derivazioni.

Un emendamento al decreto legge “Semplificazioni” presentato al Senato dalla Lega prevede che gli impianti di derivazione idroelettrica di grandi dimensioni passino di proprietà alle Regioni alla scadenza della concessione.

Se si decide di andare in questa direzione allora non si possono lasciare fuori province e comuni, soprattutto per quanto riguarda la gestione ambientale e i vantaggi economici derivanti da questa ipotesi.

La questione per il Bellunese è di vitale importanza. Sono più di venti anni che amministratori pubblici, associazioni e comitati di cittadini si battono per vedersi riconosciuto il diritto a decidere le quantità di acqua che possono essere utilizzate ai fini della produzione idroelettrica e quelle che, invece, devono rimanere a disposizione dei corsi d’acqua.

Il minimo deflusso vitale per il Piave stabilito nel 1998, e i canoni idrici i cui introiti dal 2006 dovrebbero essere girati alla Provincia di Belluno, sono due esempi di come la questione dell’acqua sia per noi strettamente collegata all’autonomia e alla dignità del territorio.

Inoltre, con la legge Delrio, lo stato ha riconosciuto la specialità di tre province, Belluno, Sondrio e Verbania. In queste aree si concentrano le grandi derivazioni e la produzione di energia idroelettrica. In particolare nel bacino del Piave. È giusto che sia il territorio, quindi per lo meno i Comuni e la Provincia, a decidere la quantità di acqua da lasciare nei fiumi e nei laghi secondo tempi e modalità che si devono basare sulle esigenze ambientali, sociali ed economiche locali e non su quelle della Regione o dei concessionari. Per lo stesso principio, parte dei ricavi ottenuti dall’utilizzo dell’acqua deve rimanere a disposizione della provincia.

Il taglio agli incentivi per le piccole centraline idroelettriche, previsto dal decreto FER 1, è un risultato importante. Conclude un percorso avviato da tempo e di cui siamo stati protagonisti anche promuovendo le istanze territoriali con l’allora vice ministro Teresa Bellanova che incontrò i comitati ambientalisti locali. Le grandi derivazioni idroelettriche rappresentano però una partita molto più grande e importante dal punto di vista economico e ambientale. Le concessioni da sole hanno un valore decine di volte più alto rispetto a quelle delle piccole centrali, per non parlare degli impianti e del loro controvalore economico. Per questo e per quello che rappresenta la battaglia per l’acqua, non possiamo rimanerne fuori, lasciando ancora una volta il centro decisionale alla politica lagunare. È strano che questa iniziativa parlamentare parta di fatto dalla Lega della Lombardia. Il rischio in Veneto è di centralizzare tutto a Venezia dove in passato non hanno saputo gestire in maniera efficace il problema del mini idroelettrico.


Roma23 gennaio 2019