AGRICOLTURA BIOLOGICA

LItalia è un Paese sempre più cosciente delle potenzialità e dei benefici che  il settore  agrobiologico  comporta:  negli  ultimi  anni,  infatti,  è  cresciuto considerevolmente sia in termini di quantità delle produzioni realizzate sia come superficie investita a biologico.

Secondo i dati reperibili sul Sistema nazionale per l'agricoltura biologica SINAB, che da  16  anni  produce  biostatistiche,  al  31  dicembre  2015  le  imprese  inserite  nel sistema  di  certificazione  erano  poco  meno  di  60.000  con  una  crescita  rispetto all'anno precedente (2015 su 2014) dell’8,2 per cento. Nello stesso periodo la superficie agricola utilizzata (SAU) biologica è aumentata del 7,5 per cento arrivando a poco meno di 1,5 milioni di ettari, parti al 12 per cento di quella nazionale. Le aziende  agricole  biologiche  rappresentano  circa  il  3,8  per  cento  delle  aziende agricole totali. Il comparto dell’agrobiologico impiega circa 250mila addetti, in gran parte  composto  da  giovani  e  donne  con  un  elevato  livello  di  istruzione  e  di formazione professionale.

Leader mondiale per quantità di prodotti biologici, l’Italia è al primo posto nella produzione di agrumi biologici, al secondo posto al mondo per l'apicoltura e per la produzione di ortaggi, di uva e di olive, al terzo per la produzione di frutta, al quarto per le leguminose. Il settore è in rapida evoluzione: basti pensare che nel solo comparto del vino biologico, nel 2015 si è registrato un incremento del 15,6% rispetto all’anno precedente della superficie coltivata a vigneti biologici.

 

OGGETTO E FINALITÀ

Nell’ambito della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura effettuata con metodo biologico vengono definiti dalla legge:

•    il sistema delle autorità nazionali e locali e degli organismi competenti;

•    i distretti biologici e l’organizzazione della produzione e del mercato;

•     gli  strumenti  finanziari  per  il sostegno della  ricerca, per la realizzazione  di campagne   di   informazione   e   di   comunicazione   istituzionale   nonché   per incentivare l’impiego di prodotti ottenuti con il metodo biologico da parte degli enti pubblici e delle istituzioni.

 

Il metodo di agricoltura biodinamica che prevede l'uso di preparati biodinamici, applicato nel rispetto delle disposizioni contenute nel regolamento n. 834 del 2007, è equiparato al metodo di agricoltura biologica.

 

AUTORITÀ NAZIONALI E LOCALI E ORGANISMI DI SETTORE

Viene istituita una autorità nazionale di indirizzo e coordinamento per l’attuazione della normativa europea in materia di produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura effettuata con il metodo biologico. Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sono le autorità locali competenti, nel rispettivo territorio, per lo svolgimento delle attività tecnico-scientifiche e amministrative relative al settore.

 

TAVOLO TECNICO

È istituito presso il Ministero il Tavolo tecnico per l'agricoltura biologica, costituito da  rappresentanti  istituzionali  e  del  settore .  Solo  i  rappresentanti  della  ricerca scientifica possono essere riconfermati per un secondo mandato.

Lagrobiologico ha mostrato nel tempo una tendenza anticiclica: mentre, come ha affermato la relatrice Alessandra Terrosi (PD), tutti i settori produttivi sono stati investiti  da  una  grave  crisi,  le  aziende  che  adottano  il  metodo biologico  hanno resistito meglio delle altre, e anzi, si sono sviluppate, forse anche perché sono aziende con una spiccata vocazione alla innovazione o perché spesso si tratta di aziende orientate alla esportazione.

Ciò che rende effettivamente moderno e innovativo questo intervento normativo, ha affermato Massimo Fiorio (PD), è l'attenzione rivolta al tema dei meccanismi di aggregazione delle aziende e alla conseguente immissione di prodotti nel mercato. Il tema dell'istituzione delle organizzazioni interprofessionali nella filiera del biologico, ossia  il  tema  dell'istituzione  delle  organizzazioni  di  prodotto  biologico,  coglie l'esigenza di stringere rapporti tra gli attori del settore, pur partendo da una pluralità di posizioni molto diverse in termini di dimensioni aziendali e di capacità produttive, ma con l’obiettivo comune di essere all'altezza di un mercato molto esigente.

 

Il Tavolo tecnico ha, in particolare, i seguenti compiti:

•     delineare gli indirizzi da proporre al Ministro nonché gli indirizzi e le priorità, per il Piano di azione;

•     esprimere pareri in merito ai provvedimenti concernenti la produzione biologica a livello nazionale e europeo;

•     proporre  gli  interventi  per  l'indirizzo  e  l'organizzazione  delle  attività  di promozione dei prodotti effettuati con il metodo biologico, nonché favorire il coordinamento tra le autorità;

•     organizzare  annualmente  almeno  un  incontro  in  cui  mettere  a  confronto  le esperienze dei distretti biologici italiani e internazionali.

 

PIANO DAZIONE NAZIONALE

Il   Ministero,  con  cadenza  triennale,  adotta  il  Piano  d’azione  nazionale  per l’agricoltura biologica e i prodotti biologici, che è aggiornato annualmente. Il Piano prevede interventi per lo sviluppo dell’agricoltura biologica al fine di:

•    favorire la conversione al biologico delle imprese agricole ed agroalimentari, anche attraverso l’individuazione e l’utilizzo di strumenti delle politiche di sviluppo rurale, con particolare riguardo alle piccole aziende agricole;

•    sostenere la costituzione di forme associative per rafforzare l’organizzazione della filiera dei prodotti biologici, ponendo particolare attenzione al ruolo delle piccole aziende agricole;

•    incentivare   il   consumo   dei   prodotti   biologici   attraverso   iniziative   di informazione, formazione e educazione al consumo;

•    monitorare l’andamento del settore tramite le attività del SINAB – Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica;

•    migliorare il sistema di controllo e di certificazione a garanzia della qualità dei prodotti biologici;

•    stimolare enti e istituzioni pubbliche affinché utilizzino i metodi dell’agricoltura biologica nella gestione del verde;

•    incentivare  la  ricerca  e  l’innovazione  in  materia  di  produzione  agricola, agroalimentare e di acquacoltura con metodo biologico.

 

FONDO PER LO SVILUPPO

È istituito nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il Fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica, finalizzato al finanziamento di programmi e iniziative per lo sviluppo dell’agricoltura biologica. Il fondo è destinato, per almeno il 30 per cento, al finanziamento di programmi di ricerca e innovazione e della formazione in ambito universitario ed è alimentato dal contributo annuale per la sicurezza alimentare (2 per cento del fatturato dell'anno precedente relativo alla vendita di prodotti fitosanitari). Per la prima volta sono previste sanzioni in caso di mancato pagamento del contributo.

 

CONTRATTI DI RETE

Al fine di favorire l’aggregazione imprenditoriale e l’integrazione tra le diverse fasi della filiera dei prodotti biologici, lo Stato sostiene la stipula di contratti di rete tra le imprese della filiera biologica. nonché la costituzione di cooperative tra produttori del biologico.

 

RICERCA TECNOLOGICA E APPLICATA

Si sostiene la ricerca tecnologica e applicata nel settore della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura effettuata con metodo biologico. A tal fine, si prevedono specifici percorsi formativi in ambito universitario attraverso lo stimolo a realizzare dottorati di ricerca e master nonché corsi di alta formazione, in tema  di  produzione  agricola,  agroalimentare  e  dell’acquacoltura  effettuata  con metodo biologico.

Quota parte delle risorse del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca finanziati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, finalizzate alle attività di ricerca del CNR, sono destinate nell’ambito della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura effettuata con metodo biologico, nonché dei meccanismi per l'aggiornamento dei docenti.

 

FORMAZIONE PROFESSIONALE

Lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano promuovono la formazione  teorico-pratica  di  tecnici  ed  operatori  relativa  alla  produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura effettuata con metodo biologico e dei soggetti pubblici incaricati di svolgere i controlli ispettivi previsti dalla legislazione vigente.

 

DISTRETTI BIOLOGICI

Costituiscono distretti biologici i sistemi produttivi locali, anche a carattere interprovinciale o interregionale, a spiccata vocazione agricola nei quali si operi in maniera  significativa  la  coltivazione,  l'allevamento,  la  trasformazione  e la preparazione alimentare e industriale di prodotti con il metodo biologico conformemente alla normativa europea, nazionale e regionale adottata; la tutela delle produzioni e delle metodologie colturali, d'allevamento e di trasformazione tipiche locali; le attività economiche che si svolgono nel rispetto dei criteri della sostenibilità ambientale o che possano essere svolte in conformità a tali criteri entro termini certi.

Possono partecipare al distretto biologico gli enti locali che adottino politiche di tutela del ruolo delle produzioni biologiche, di difesa dell’ambiente, di conservazione del suolo agricolo, di difesa della biodiversità.

I distretti biologici si caratterizzano per l’integrazione tra le attività agricole e le altre attività economiche presenti nell'area del distretto stesso e per la presenza di aree paesaggisticamente rilevanti, incluse le aree protette nazionali e regionali e le aree ricadenti nella rete  Natura 2000.

 

I distretti biologici sono istituiti al fine di:

•     promuovere  l'uso  sostenibile  delle  risorse  naturali  e  locali  nei  processi produttivi agricoli finalizzato alla tutela degli ecosistemi;

•     stimolare e favorire l'approccio territoriale con l'obiettivo di perseguire uno sviluppo attento alla conservazione delle risorse, impiegando le stesse nei processi produttivi in modo da salvaguardare l'ambiente, la salute e le diversità locali;

•     semplificare per gli agricoltori biologici ricadenti nel distretto l'applicazione delle norme di certificazione biologica e delle norme di certificazione ambientale e territoriale;

•     favorire  lo  sviluppo,  la  valorizzazione  e  la  promozione  dei  processi  di preparazione, di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti biologici realizzati;

•     promuovere e sostenere le attività collegate all’agricoltura biologica, quali, tra le altre, la somministrazione di cibi biologici nella ristorazione pubblica e collettiva, la vendita diretta, l'attività agrituristica, il turismo rurale, le azioni finalizzate alla tutela, alla valorizzazione e alla conservazione della biodiversità agricola e naturale e l'agricoltura sociale;

•    promuovere  una  maggiore  diffusione,  a  prezzi  più  contenuti,  dei  prodotti

agricoli, agroalimentari e dell’acquacoltura realizzati con il metodo biologico.

 

Le imprese agricole, singole e associate, le organizzazioni di prodotto e i soggetti pubblici e privati che ricadono nell’ambito del distretto biologico possono costituire un Comitato direttivo incaricato della rappresentanza delle istanze amministrative, economiche e commerciali del medesimo distretto, anche attraverso la predisposizione di modelli semplificati per la gestione delle pratiche amministrative.

Le Regioni possono prevedere percorsi graduali di conversione per il raggiungimento del riconoscimento del distretto biologico.

 

INTESE DI FILIERA PER I PRODOTTI BIOLOGICI

Al fine di promuovere l’organizzazione del mercato dei prodotti biologici e la stipula delle intese di filiera si istituisce presso il Ministero il Tavolo di filiera dei prodotti biologici, che propone le intese di filiera sottoscritte dagli organismi maggiormente rappresentativi a livello nazionale nei settori della produzione, della trasformazione, del commercio e della distribuzione dei prodotti agricoli e agroalimentari.

 

Le intese di filiera per i prodotti biologici sono finalizzate a:

•    perseguire uno sviluppo volto a valorizzare le produzioni agricole primarie nonché i prodotti e i sottoprodotti derivanti dalle diverse fasi della filiera biologica;

•     favorire lo sviluppo dei processi di preparazione e di trasformazione con metodo biologico;

•     conservare  il  territorio  e  salvaguardare  l'ambiente,  la  salute  pubblica,  le risorse naturali e la tutela della biodiversità;

•     garantire  la  tracciabilità  delle  produzioni,  la  tutela  degli  operatori  e  dei consumatori finali;

•     promuovere  e  sostenere  le  attività  connesse  delle  aziende  agricole  che adottano il metodo della agricoltura biologica;

•    promuovere la creazione e lo sviluppo dei distretti biologici.

Le intese non possono comportare restrizioni della concorrenza. Esse tuttavia possono prevedere specifici accordi volti ad effettuare una programmazione previsionale e coordinata della produzione in funzione degli sbocchi di mercato o ad attuare un programma di miglioramento della qualità che abbia come conseguenza diretta una limitazione del volume di offerta.

 

ORGANIZZAZIONI DEI PRODUTTORI BIOLOGICI

Le organizzazioni di produttori biologici per singolo prodotto o per specifico settore hanno un riferimento normativo nel Reg. (UE) 1308/2013 ma anche in questo caso il singolo Stato membro può legiferare per organizzazioni di produttori (OP) multi- settoriale.

Le OP devono nascere per iniziativa dei produttori e tra le loro finalità essi prevedono la commercializzazione in forma associata delle produzioni e la attivazione di un  programma  operativo.  Le  Regioni  e  le  Province  autonome  di  Trento  e  di Bolzano riconoscono le organizzazioni dei produttori biologici e le loro associazioni.

La pratica dello scambio di piccole quantità di sementi, in ambito locale, riprodotte direttamente dagli agricoltori, è alla base del mantenimento della biodiversità ed è funzionale soprattutto alle aziende biologiche che utilizzano in via prioritaria sementi adattate in un determinato areale di coltivazione.

Tra i requisiti dello Statuto che le organizzazioni dei produttori e le loro associazioni devono prevedere per essere riconosciute:

•     l’obbligo per i soci di versare i contributi finanziari necessari al finanziamento dell’organizzazione dei produttori o di partecipare ai programmi operativi;

•     la possibilità di aderire, per quanto riguarda il prodotto o il gruppo di prodotti oggetto dell'attività della organizzazione, ad una sola di esse;

•     la quota minima della produzione dei soci da conferire o cedere direttamente all'organizzazione;

•     le sanzioni in caso di inosservanza degli obblighi statutari e, in particolare, di mancato pagamento dei contributi finanziari o delle regole fissate dalle organizzazioni;

•    le regole contabili e di bilancio necessarie;

•    l’obbligo di fornire le informazioni richieste dall'organizzazione dei produttori a fini statistici e di programmazione o di autorizzare l’accesso a specifiche banche dati.

 

ORGANIZZAZIONI INTERPROFESSIONALI NELLA FILIERA BIOLOGICA

Le organizzazioni interprofessionali, che raccolgono in una unica struttura almeno due delle principali parti o la totalità della filiera, si configurano come strumento di miglioramento delle relazioni tra le varie parti della filiera e di equilibrio e trasparenza del mercato a beneficio della competitività e della sostenibilità economica delle produzioni agroalimentari.

La normativa comunitaria consente di riconoscere organizzazioni interprofessionali per prodotto, gruppi di prodotto o di settori specifici. Si lascia, tuttavia, la possibilità agli Stati membri di legiferare per la costituzione di organizzazioni Interprofessionali multi-settoriali. Vengono richiamate le caratteristiche che le organizzazioni interprofessionali devono avere e le finalità che devono raggiungere per essere riconosciute dal Ministero,  al  quale  competono anche  il  controllo  e  la vigilanza. Talune delle suddette finalità riguardano: il miglioramento della conoscenza e della trasparenza del mercato anche attraverso la pubblicazione di dati statistici sui costi di produzione, sui prezzi, sui volumi e attraverso l'analisi sui possibili sviluppi del mercato; il miglioramento del coordinamento per la immissione dei prodotti sul mercato, in particolare attraverso studi e ricerche di mercato, esplorando potenziali mercati d'esportazione e diffondendo i prezzi pubblici di mercato; la redazione di contratti-tipo per la vendita di prodotti agricoli biologici ad acquirenti o per la fornitura di prodotti trasformati a distributori e rivenditori al minuto; la valorizzazione del potenziale dei prodotti biologici rafforzandone la competitività; lo svolgimento di ricerche volte a innovare, razionalizzare la produzione, la trasformazione e la commercializzazione; la promozione del consumo di prodotti biologici.

È riconosciuta come organizzazione interprofessionale della filiera dei prodotti biologici un'associazione che tra le altre caratteristiche possa rappresentare una quota delle attività economiche pari ad almeno il 30 per cento del valore dei prodotti della filiera biologica nazionale, ovvero per ciascun prodotto o gruppo di prodotti. Nel caso di organizzazioni interprofessionali operanti in una singola circoscrizione economica, definita come una zona geografica costituita da regioni di produzione   limitrofe   o   vicine   nelle   quali   le   condizioni   di   produzione e di commercializzazione sono omogenee, la medesima condizione si intende verificata se il richiedente dimostra di rappresentare il 40 per cento del valore dei prodotti della filiera biologica nella circoscrizione economica, e comunque almeno il 25 per cento dei medesimi a livello nazionale.

 

SEMENTI BIOLOGICHE

Agli agricoltori che producono le varietà di sementi biologiche iscritte nel registro nazionale delle varietà da conservazione, nei luoghi dove tali varietà hanno evoluto le loro proprietà caratteristiche, sono riconosciuti il diritto alla vendita diretta e in ambito locale delle medesime sementi o di materiali di propagazione relativi a tali varietà e prodotti in azienda, nonché il diritto al libero scambio. Inoltre agli agricoltori che producono sementi non iscritte al registro italiano varietà vegetali, sementi di varietà da conservazione o riproduzione aziendale di selezioni proprie, evolute e adattate nell'ambiente di coltivazione, è riconosciuto il diritto di vendita diretta ad altri agricoltori in ambito locale in quantità limitata delle medesime sementi o di materiali di propagazione relativi a tali varietà e tali materiali prodotti in azienda, nonché il diritto al libero scambio.

 

http://deputatipd.it/blog/lo-sviluppo-dellagricoltura-biologica


Roma, 03 maggio 2017