Il tentativo di accentramento della Regione è punitivo per chi ha gestito bene le funzioni

 

Le competenze sulla caccia rimangano al territorio. 

Soprattutto là dove è dimostrato che le sinergie tra enti locali e associazioni venatorie funzionano e riportano risultati estremamente positivi in termini di gestione della fauna e di equilibrio ambientale. Sono preoccupato per questa furia accentratrice della Regione Veneto. Come me lo sono migliaia di cacciatori e di amministratori in tutta la regione.

Le recenti dichiarazioni pubbliche di membri della giunta regionale non fanno mistero di voler accentrare in laguna la gestione della caccia e della pesca, riducendo l’autonomia delle Province in modo sostanziale. 

Mi sembra un passo indietro, vi leggo quasi una volontà punitiva soprattutto per quegli enti, come la Provincia di Belluno, che da quasi venti anni hanno sedimentato buone pratiche, conoscenze e attività scientifica, anche in collaborazione con il mondo accademico. La Regione non ha nulla di tutto ciò e non si capiscono né le motivazioni dell’accentramento, né come potrebbero essere gestite materie così importanti e delicate. A Belluno abbiamo avuto il merito di sviluppare un modello di gestione virtuosa che offre risultati concreti e lascia soddisfatti tutti gli attori in campo. Credo si debba operare al contrario di quanto proposto dalla giunta regionale: valorizzare il lavoro fatto a Belluno, garantirgli autonomia ed esportarlo negli altri territori.

La caccia deve restare in capo a chi ha saputo gestirla con grande responsabilità e oculatezza, a chi ha un rapporto quotidiano con il mondo venatorio e a chi ha a cuore lo sviluppo del territorio, non ad anonimi funzionari regionali. Altrimenti rischiamo di disperdere un patrimonio comune per incomprensibili motivi di carattere politico ed elettorale.

 


Belluno, 1 Dicembre 2016