Abbiamo presentato ieri una mozione in seguito agli eccezionali eventi atmosferici hanno colpito il territorio Veneto nel periodo dal 30 gennaio al 18 febbraio 2014.

Il maltempo e l’intensità della caduta di pioggia e neve hanno determinato varie situazioni di criticità, gravi disagi alla popolazione, danni consistenti ai beni pubblici e privati e alle attività economiche e produttive.

Le intense perturbazioni che hanno interessato tutto il nord del Paese, a partire dalla fine di gennaio 2014, hanno determinato situazioni di grande criticità nel bellunese per le abbondanti nevicate e in molte località dell’Agordino, del Comelico e del Cadore, dove sono state migliaia le utenze senza corrente elettrica per giorni, tanto da costringere l’esercito ad intervenire al fianco dei volontari e dei pompieri.

Le ingentissime precipitazioni hanno saturato fin quasi al collasso le opere di difesa idraulica (che dovranno essere ripristinate con la massima urgenza), causato centinaia di frane con numerose interruzioni della viabilità in tutte le zone montane, pedemontane e collinari.

La regione Veneto, con decreto, ha dichiarato lo stato di calamità ed ha erogato, per le prime necessità, un milione di euro. Inoltre, ha avviato l’iter istituzionale per il riconoscimento, da parte del Governo, dello stato di crisi e dello stato di calamità per tutto il territorio regionale, allo scopo di ottenere i benefici economici previsti dalla legge.

Il verificarsi di condizioni meteorologiche estreme tende, da alcuni anni, ad essere talmente frequente da non poter più essere gestito come evento straordinario, in considerazione dei rilevanti danni arrecati alle popolazioni, al territorio, all’agricoltura e alle imprese; è necessario quindi assicurare maggiori spazi di azione alle regioni e agli enti locali liberando le necessarie risorse dai limiti del patto di stabilità affinché possano essere utilizzate per mettere in sicurezza il territorio e i terreni agricoli; inoltre è cruciale semplificare le procedure che coinvolgono le regioni, i comuni e lo Stato nella gestione degli interventi di difesa del suolo e di ripristino del territorio.


di seguito il testo della mozione

La Camera,
premesso che:

eccezionali eventi atmosferici hanno colpito il territorio veneto nel periodo dal 30 gennaio al 18 febbraio 2014. Il maltempo e l’intensità della caduta di pioggia e neve hanno determinato varie situazioni di criticità, gravi disagi alla popolazione, danni consistenti ai beni pubblici e privati e alle attività economiche e produttive: esondazioni di fiumi, fenomeni di dissesto idrogeologico, strutture arginali fortemente indebolite, innesco di valanghe e di movimenti franosi, interruzione di collegamenti viari e servizi essenziali, innalzamento delle falde freatiche, mareggiate sulla costa con erosione degli arenili; inoltre, tali eccezionali eventi hanno gravemente compromesso la sicurezza del territorio, determinando situazioni di pericolo per la pubblica incolumità;
ad una prima stima, i danni risulterebbero essere superiori ai 500 milioni di euro, di cui una parte è stata impegnata per assicurare le necessarie operazioni di soccorso alle popolazioni colpite per avviare i primi interventi provvisionali necessari a garantire la pubblica incolumità;
quasi contemporaneamente eventi simili hanno riguardato i territori emiliani già colpiti dal sisma del maggio 2012, aggravando ulteriormente la situazione già fortemente critica della popolazione e del contesto economico e produttivo della zona;
nella giornata di domenica 19 gennaio 2014, ha ceduto l’argine del fiume Secchia, in località San Matteo, a Modena, aprendo una falla a circa 3 chilometri a valle della città di Modena; circa 13 milioni di metri cubi d’acqua hanno invaso vaste aree della pianura modenese: in particolare, i comuni di Bastiglia e Bomporto e importanti zone dei comuni di Modena, San Prospero, Camposanto, Medolla, San Felice sul Panaro e Finale Emilia;
oltre 1500 cittadini si sono rivolti ai centri operativi comunali, più di 800 hanno ottenuto assistenza negli 8 centri di prima accoglienza e nelle strutture alberghiere attivate da Federalberghi, mentre migliaia di cittadini sfollati hanno provveduto a reperire un’autonoma sistemazione;
una persona di Bastiglia, Giuseppe Oberdan Salvioli, è deceduto nel tentativo di portare soccorso ai propri concittadini travolti dall’onda di piena;
attraverso apposita procedura si stanno rilevando i danni precisi, che ammonterebbero a quasi 400 milioni di euro, e in ogni caso 1.800 aziende hanno interrotto la produzione, oltre 5.000 addetti si sono trovati senza lavoro, 2.500 ettari di produzioni agricole sono stati invasi dall’acqua;
drammatica, in particolare, è la situazione delle imprese agricole del territorio modenese alluvionato, sia per la perdita dei raccolti, sia per la distruzione di impianti ed infrastrutture, sia per la necessità di dover bonificare i suoli;
il commercio e le attività artigianali hanno subito danni ingentissimi, segnatamente nei due centri cittadini di Bastiglia e Bomporto, dove le acque hanno superato il metro e mezzo di altezza dentro i locali, deteriorando irrimediabilmente impianti, macchinari, merci ed altro;
l’alluvione non solo ha provocato danni rilevanti, ma rischia di dare il colpo di grazia a tante piccole e medie imprese locali che già avevano subito il terremoto nel maggio del 2012, tanto che è a rischio l’intera economia della provincia emiliana;
le intense perturbazioni che hanno interessato tutto il nord del Paese, a partire dalla fine di gennaio 2014, hanno determinato situazioni di grande criticità nel bellunese per le abbondanti nevicate e in molte località dell’Agordino, del Comelico e del Cadore, dove sono state migliaia le utenze senza corrente elettrica per giorni, tanto da costringere l’esercito ad intervenire al fianco dei volontari e dei pompieri;
il maltempo ha fatto crescere in modo pauroso e con grande rapidità il livello dei principali fiumi vicentini e padovani; vi sono state strade e case sott’acqua nei comuni localizzati lungo l’asta del Bacchiglione, del Bisatto e del Fratta Gorzone, dove i livelli hanno superato quelli raggiunti nell’alluvione del 2010. Alcune delle situazioni più difficili sono state registrate nei comuni di Bovolenta, di Battaglia Terme, di Montegrotto Terme e di Selvazzano Dentro, Megliadino San Vitale, Merlara e Lozzo Atestino nel padovano;
il Veneto orientale ha subito l’effetto combinato dei corsi d’acqua secondari del proprio territorio e il contemporaneo riversamento del sistema idraulico del vicino Friuli Venezia Giulia;
le ingentissime precipitazioni hanno saturato fin quasi al collasso le opere di difesa idraulica (che dovranno essere ripristinate con la massima urgenza), causato centinaia di frane con numerose interruzioni della viabilità in tutte le zone montane, pedemontane e collinari; peraltro le tracimazioni della rete idraulica secondaria hanno determinato l’evacuazione di centinaia di persone e diffusi danni ad abitazioni, imprese, esercizi commerciali ed edifici pubblici;
sono pesanti i danni all’agricoltura e alle produzioni agricole: risulta compromesso il raccolto dei cereali e degli ortaggi in pieno campo, mentre nelle serre le coltivazioni sono state danneggiate dalle muffe causate dall’umidità; sono danneggiate anche le produzioni di eccellenza del settore vitivinicolo messo in ginocchio per i danni ai vigneti, alle cantine, alle attrezzature e alle strutture;
sono finiti sott’acqua allevamenti avicoli e sono annegati circa 12 mila pulcini e 30 mila polli, mentre nella zona di Belluno gli allevatori sono stati costretti a gettare il latte che non sono riusciti a trasportare per l’isolamento causato dalla neve;
oltre al versante produttivo, si sono verificati danni anche alle strutture e alle infrastrutture agricole: da stime della Coldiretti sembra che i danni all’agricoltura nelle aree alluvionate superino i 10 milioni di euro;
analoghe criticità emergono dalle stime riferite all’industria del turismo, che ha visto, di fatto, compromessa l’intera stagione invernale, in una realtà come quella del Veneto che rappresenta la prima regione in termini di presenze su scala nazionale. A tale riguardo basti il dato reso noto dall’Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), che stima in milioni di euro i danni a carico delle infrastrutture al servizio del turismo invernale;
in questo quadro è evidente che le conseguenze finanziarie per i bilanci degli enti locali saranno molto pesanti, dovendo essi affrontare una serie di spese non programmate per garantire il ritorno alla normalità;
per i comuni del litorale veneziano si aggiungono i costi riferiti alla pulizia dei detriti depositati a seguito delle violente mareggiate abbattutesi sulle spiagge e il loro smaltimento, oltre alle spese necessarie al ripristino delle infrastrutture e rilasciamento degli arenili;
la regione Veneto, con decreto, ha dichiarato lo stato di calamità ed ha erogato, per le prime necessità, un milione di euro. Inoltre, ha avviato l’iter istituzionale per il riconoscimento, da parte del Governo, dello stato di crisi e dello stato di calamità per tutto il territorio regionale, allo scopo di ottenere i benefici economici previsti dalla legge;
la regione Emilia-Romagna, con decreto, ha dichiarato lo stato di calamità e il 31 gennaio 2014 il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza in conseguenza dei suddetti eventi alluvionali verificatisi nei giorni dal 17 al 19 gennaio 2014, nella provincia di Modena;
il verificarsi di condizioni meteorologiche estreme tende, da alcuni anni, ad essere talmente frequente da non poter più essere gestito come evento straordinario, in considerazione dei rilevanti danni arrecati alle popolazioni, al territorio, all’agricoltura e alle imprese; è necessario quindi assicurare maggiori spazi di azione alle regioni e agli enti locali liberando le necessarie risorse dai limiti del patto di stabilità affinché possano essere utilizzate per mettere in sicurezza il territorio e i terreni agricoli; inoltre è cruciale semplificare le procedure che coinvolgono le regioni, i comuni e lo Stato nella gestione degli interventi di difesa del suolo e di ripristino del territorio;
i dati del dissesto del nostro territorio sono noti da tempo: l’82 per cento dei Comuni è esposto a rischio idrogeologico, sono oltre 5 milioni e 700 mila i cittadini che vivono in aree di potenziale pericolo e 1,2 milioni gli edifici che insistono su queste aree. Secondo l’ultimo rapporto Ance Cresme, in poco più di cento anni ci sono stati 12.600 tra morti, dispersi o feriti e più di 700 mila sfollati. Tra il 2002 e il 2014 si contano 293 morti, 24 solo nel 2013, dal 2002 ad oggi si sono verificati quasi 2.000 episodi di dissesto e ancora più sconcertante è il dato del gennaio 2014: in soli 23 giorni (data dell’ultima rilevazione) si sono registrati 110 episodi in tutto il territorio italiano;
inoltre, circa una scuola su dieci è in potenziale pericolo perché sorge in aree a rischio frana o alluvione: sono 6.400 edifici scolastici sui 64.800 totali presenti in Italia. Lo stesso discorso vale per gli ospedali, con 550 strutture sanitarie che si trovano in zone a rischio. Non va meglio per quanto riguarda gli stabilimenti industriali, 46 mila in territori colpiti dal dissesto che salgono a 460 mila se si contano anche uffici e negozi;
come ha reso noto l’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), nel corso della presentazione del quinto Piano per la riduzione del rischio idrogeologico che ha avuto luogo lo scorso mese di febbraio 2014, i decreti ministeriali di riconoscimento dei danni derivanti da piogge alluvionali persistenti a strutture e infrastrutture, nel periodo dal 2002 al 2012, hanno erogato risorse pari a 2.298,28 milioni di euro, di cui 1.233,37 milioni di euro per danni causati alle strutture e 1.064,91 milioni di euro per danni causati alle infrastrutture;
è urgente che il Governo e le regioni coinvolte, d’intesa con gli enti locali e le associazioni imprenditoriali, affrontino la situazione nel suo complesso, individuando i siti a rischio di dissesto idrogeologico e le azioni necessarie per mettere in sicurezza il territorio,

impegna il Governo:

nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica:
a) a deliberare il riconoscimento – ai sensi dell’articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, come modificata dal decreto-legge n. 59 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 100 del 2012 – dello stato di emergenza anche per il territorio del Veneto colpito dagli intensi eventi meteorologici tra gennaio e febbraio 2014 entro e non oltre i termini contenuti nel decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4;
b) ad adottare, coerentemente agli impegni assunti con l’ordine del giorno n. 9/2012-A/4, in sede di conversione del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, un’iniziativa specifica per la ricostruzione nelle aree colpite sia dal sisma del 2012 che dall’alluvione del gennaio 2014, al fine di assicurare procedure integrate e coerenti;
c) ad assumere iniziative, in tempi rapidi, mediante le amministrazioni territoriali competenti, per la concessione di contributi per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo, agricolo e zootecnico del Veneto e dell’Emilia-Romagna, in relazione al danno effettivamente subito, fino alla misura massima del 100 per cento del costo ammesso e riconosciuto, in particolare nei casi in cui i danni subiti condizionino la ripresa dell’attività economica e produttiva;
d) ad avviare, in tempi rapidi, con priorità per le zone alluvionate delle regioni Veneto ed Emilia-Romagna, gli interventi di messa in sicurezza del territorio mediante appositi piani sul dissesto idrogeologico immediatamente cantierabili, integralmente finanziati con risorse escluse dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del Patto di stabilità interno;
e) ad adottare iniziative, coerentemente con quanto già previsto in analoghe situazioni, per la sospensione dei termini di pagamento dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria e dei conseguenti adempimenti in scadenza tra il 15 gennaio 2014 e il 31 ottobre 2014 per i contribuenti residenti nelle aree gravemente colpite, nonché per la sospensione del pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi mutui e prestiti, per l’anno 2014, facendo sì che il pagamento degli adempimenti tributari e non tributari dopo la sospensione dei termini sia effettuato in forma rateale, senza applicazione di sanzioni e interessi;
f) ad assumere iniziative per prevedere agevolazioni fiscali, integrando quelle già contenute all’interno della legge di stabilità 2014, per le zone colpite dal sisma del maggio 2012, in grado di corrispondere alle nuove e maggiori esigenze poste dalle imprese colpite anche dall’alluvione;
g) ad assumere iniziative per consentire, alle amministrazioni comunali maggiormente colpite, un allentamento dai vincoli finanziari derivanti dalla legislazione vigente, al fine di permettere sia la ricostruzione materiale sia l’erogazione dei servizi alla popolazione colpita in pochi mesi dalla doppia calamità del sisma e dell’alluvione;
h) a dare un’immediata attuazione all’articolo 1, comma 7, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, destinando una quota significativa delle risorse del fondo delle politiche di coesione ad interventi di messa in sicurezza del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico, con l’obiettivo di garantire un flusso di risorse costanti e certe per tali interventi, destinandole con priorità alla messa in sicurezza e alla difesa del suolo delle aree alluvionate;
i) ad approvare in tempi brevi la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, con un sistema di incentivazione per lo sviluppo di politiche locali volte a costruire sistemi urbani, territori e città più resilienti, anche al fine di agganciare i prossimi fondi comunitari messi a disposizione dalla Commissione europea mediante il bando relativo al Programma per l’ambiente e l’azione per il clima LIFE 2014-2020 (800 milioni di euro), i fondi strutturali per la coesione territoriale, per la politica agricola comunitaria e per la pesca, i nuovi strumenti finanziari ed assicurativi per investimenti infrastrutturali resilienti, il programma Horizon 2020 per la ricerca e lo sviluppo, e i ricavi delle aste delle quote di emissione EU-ETS per finanziare interventi di adattamento;
l) ad assumere iniziative volte a garantire congrue risorse al Fondo per la protezione civile per le alluvioni, di cui alla legge n. 228 del 2012, articolo 1, comma 290, valutando l’opportunità di istituire un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, per poter intervenire in maniera immediata ed automatica, in favore delle popolazioni colpite, in caso di eventi atmosferici estremi e dei conseguenti fenomeni di dissesto idrogeologico;
m) a valutare l’opportunità di prevedere per la regione Veneto e la regione Emilia-Romagna dei meccanismi premiali in materia fiscale che generino risorse vincolate alla messa in sicurezza del territorio, in conformità ai principi della legge n. 42 del 2009 in materia di federalismo fiscale in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione.
(1-00385) «Moretto, De Menech, Baruffi, Ghizzoni, Braga, Borghi, Anzaldi, Arlotti, Bolognesi, Bratti, De Maria, De Micheli, Marco Di Maio, Fabbri, Carlo Galli, Gandolfi, Incerti, Iori, Kyenge, Lattuca, Lenzi, Maestri, Marchi, Montroni, Pagani, Petitti, Giuditta Pini, Richetti, Zampa, Casellato, Crimì, Crivellari, Dal Moro, D’Arienzo, , Ginato, Martella, Miotto, Mognato, Moretti, Murer, Naccarato, Narduolo, Rotta, Rubinato, Sbrollini, Zardini, Zoggia, Mariastella Bianchi, Carrescia, Cominelli, Dallai, Decaro, Gadda, Ginoble, Tino Iannuzzi, Manfredi, Mariani, Marroni, Mazzoli, Morassut, Giovanna Sanna, Ventricelli, Catania, Molea».

Mozione 1-00385

presentato da MORETTO Sara

testo di Giovedì 20 marzo 2014, seduta n. 194