Le regionali in Veneto sono “un sfida importante” per il Pd, come ha spiegato anche il premier Matteo Renzi, e il partito è pronto a giocarsi il tutto per tutto per conquistare la presidenza. Dopo mesi turbolenti, i dem veneti sono giunti a stabilire la data delle primarie per scegliere il candidato da lanciare nella sfida contro Luca Zaia. L’appuntamento è per il 30 novembre: in vista di questa data, Veneto24News ha intervistato il segretario del partiro Roger De Menech, per fare il punto della situazione. 

di Federica Sterza

 

Segretario, “finalmente, dopo 20 anni, la Regione è contendibile” ha detto alcune settimane fa. In che modo il Pd può vincere in Veneto? 

“Il messaggio più importante che dobbiamo dare in questa fase politica è quello di discontinuità, cioè di coraggio in una Regione che ha bisogno di cambiamenti radicali. Ciò di cui viene maggiormente accusato Zaia è l’immobilità, lo si denota anche dal numero di provvedimenti approvati dal Consiglio Regionale. Abbiamo quindi bisogno di lanciare una proposta amministrativa chiara, dire che il Veneto ha bisogno di cambiamenti molto profondi se vuole rimanere quella regione traino che è sempre stata”.

Quindi quali sono le sfide del Veneto?

“Il trasporto pubblico, per esempio. Siamo l’ultima regione rimasta che non ha un biglietto unico, o che non ha fatto un piano di razionalizzazione rispetto alle aziende di trasporto pubblico – in Veneto ci sono ben 39 aziende di trasporto pubblico. Questo vuol dire cittadini che per uno spostamento a volte devono prendere più di un mezzo e di società diverse. E questo soprattutto vuol dire che c’è un’inefficienza del sistema di trasporto pubblico che provoca disagi. Lo vediamo per esempio con le polemiche rivolte ogni giorno a Trenitalia e al servizio ferroviario. Dal nostro punto di vista è necessario introdurre il biglietto unico regionale gomma rotaia, riduzione drastica delle società e una politica regionale vera che metta al centro il cittadino e il servizio e non gli interessi delle parti, delle aziende. Un altro esempio è il sistema con cui il Veneto ha approcciato alle opere pubbliche, dicendo di fatto di sì a tutto senza realizzare nulla. Questo è un altro problema, perché se la Regione non è in grado di stabilire le priorità, lo Stato centrale si trova autorizzato a non finanziarle. In Veneto infatti ci sono tanti progetti fermi e nessun cantiere aperto. E’ necessario avere il coraggio di pianificare e di scegliere. Altra grande questione è quella dell’Alta Velocità Ferroviaria, sulla quale la scelta dei tracciati da parte della Regione è sempre stata confusa. Alla fine è il governo centrale che si è imposto rispetto all’idea di collegamento ferroviario con l’aeroporto di Venezia, quella decisione è stata subita. Anche questo dimostra che la Regione è più impegnata ad amministrare le società invece di concentrarsi sul suo ruolo vero”. 

Parliamo delle primarie. La questione ha agitato non poco il partito, tanto che ad un certo punto sembrava non si volessero fare, essendoci quasi una convergenza sul nome di Alessandra Moretti.

“C’è stato un dibattito, un confronto sano e sereno, anche perché, negli ultimi venti giorni, dopo che abbiamo fissato il percorso delle primarie, è emersa una candidatura in maniera forse un po’ più spiccata rispetto alle altre e più appoggiata da alcuni esponenti del partito. Questo però sta dentro le logiche del nostro partito, non ho visto nulla di strano in questo. Anche la sintesi finale di dire sì alle primarie e di farle velocemente per mettere in campo l’avversario di Zaia, sta dentro la logica del partito. Questo fermento lo colgo positivamente, mi preoccuperei di più di un partito che non discute”. 

Secondo Lei perché Moretti o Rubinato sarebbero le candidate ideali per la successione di Zaia?

“Perché interpretano bene quello che è uno dei valori del Veneto: la concretezza. Tutte e due sono state amministratici di comuni, hanno una visione pragmatica dell’amministrazione, una visione che però non si chiede in sé stessa ma che guarda alla grandi aree europee. C’è un Veneto per esempio che non ha paura di confrontarsi con la Baviera. Noi abbiamo un governatore che vuole fare la Repubblica indipendente, invece noi pensiamo di dover guardare alla competizione con le grandi aree sviluppate dell’Europa. Credo che noi possiamo interpretare bene la speranza di ripresa della nostra Regione, non solo le paure come ha fatto Zaia”.

E rispetto alle spinte indipendentiste come vi ponete?

“Noi ci poniamo anche lì in una maniera molto pragmatica. Siamo convinti che il Veneto meriti più autonomia, “autonomia responsabile” come l’abbiamo definita nel programma. Il che significa che lo Stato riconosce chi bene amministra e gli dà maggiore autonomia, sempre dentro un contento nazionale ed europeo. L’autonomia vuole dire riuscire a governare alcuni pezzi dell’amministrazione pubblica direttamente dal territorio, dimostrando però di saper mettere dei paletti. Strano è che si dia autonomia a chi non la merita veramente e non a chi dimostra con i numeri che è in grado di esercitarla”. 

A livello economico la questione dell’embargo russo sta agitando non poco, dal momento che ha effetti diretti sull’economia veneta. Come affrontereste la questione?

“Da una parte restando dentro il contesto internazionale, non possiamo pensare che l’Italia si isoli. D’altra però, e io come parlamentare sto facendo questo tipo di pressione sul governo, mantenendo alta l’attenzione nei confronti dei nostri produttori: sappiamo che il Veneto ha una matrice di esportazione fortissima verso i paesi dell’est, e allora chiediamo a livello nazionale che ci proteggano. Ciò significa che se l’embargo va fatto, perché è una questione internazionale, dobbiamo proteggere le nostre imprese rispetto ai pezzi di mercato che perdono. Su questo non facciamo sconti al governo nemmeno noi veneti che siamo del governo. Non possiamo lasciare da soli quanti hanno costruito la loro fortuna con l’esportazione e che ora si trovano in forte difficoltà”. 

 


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iNTERVISTA di Federica Sterza  a  Veneto24news.it – 6 novembre 2014