Il terrorismo mette in discussione i valori occidentali

 

Oggi in Europa assistiamo all’emergere di una guerra subdola e, per non soccombere, dovremo sforzarci di combatterla su più livelli. L’orrore dell’attentato di Nizza è solo l’ultimo episodio in un anno segnato dal sangue delle stragi di Parigi, di Bruxelles, di Istanbul e di Dacca, solo per citare gli attacchi più importanti. Il terrorismo, questo tipo di terrorismo, sta tentando di demolire i pilastri di libertà, eguaglianza e fratellanza alla base della società occidentale. Rischiamo seriamente di essere testimoni della notte dell’Europa perché è inevitabile che dopo ogni attacco, dopo ogni strage, si allarghi il consenso verso chi è pronto a sacrificare i cardini dell’Occidente, dall’illuminismo alle conquiste democratiche, dal laicismo alle libertà individuali. Se c’è un obiettivo strategico dell’estremismo islamico è proprio questo: indebolire l’Europa, farci perdere quell’identità unica che ci ha permesso di svilupparci, di progredire e di essere culla di civiltà e di cultura.

E’ indubbio che siamo di fronte a una guerra, ma dobbiamo essere in grado di combatterla su più livelli: con la forza armata là dove è possibile, come in Siria, in Iraq e in Afghanistan, dove, infatti, l’Isis e gli altri gruppi estremisti sono contrastati in campo aperto; con la prevenzione e la repressione e credo che questo comporti la ricerca di soluzioni nuove e diverse nell’organizzazione delle nostre vite e delle nostre comunità: servono più controlli nei luoghi dove si svolgono le manifestazioni, certo, ma soprattutto dobbiamo integrare i sistemi di intelligence europei e dovremo essere disponibili a qualche rinuncia, per esempio in termini di privacy; perché i nostri governi devono essere in grado di mettere in galera i delinquenti e di aiutare chi è in difficoltà. Il terzo livello di intervento è a mio avviso il contrasto alla marginalità. Se non ridiamo senso comune al nostro stare insieme, coinvolgendo e includendo tutti, dai bambini di Scampia ai ragazzi delle banlieu parigine, dai lavoratori di Molenbeek ai disoccupati di Maashaven, non ci sarà alcun modo concreto di affrontare il problema del terrorismo alle sue radici. Perché chi sente di non avere speranza, mentre intorno a lui i suoi coetanei e i suoi pari hanno gli strumenti intellettuali e i mezzi economici per approfittare delle opportunità offerte dal continente ancor oggi con la più ampia diffusione di libertà civili, religiose ed economiche al mondo, perde il senso della propria vita ed è pronto ad imbracciare un mitra o a mettersi al volante di un camion lanciandolo sulla folla liberando tutto il proprio risentimento verso una società che, a torto o a ragione, lo ha emarginato.

Oggi i valori dell’Europa e dell’Occidente sono messi in discussione non tanto direttamente dal terrorismo quanto dai suoi effetti sui comportamenti e sull’atteggiamento dei cittadini europei. E’ una battaglia fondamentale per il nostro futuro e dobbiamo attrezzarci a combatterla in tutti i campi in cui si manifesta.

 

Roger De Menech

 


Padova, 15 Luglio 2016