PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che: com’è noto, la multinazionale svedese Electrolux, leader nel settore degli elettrodomestici e delle apparecchiature per uso professionale, è da tempo alle prese con la difficile situazione del mercato dell’elettrodomestico che ha portato in pochi anni a ben tre riorganizzazioni, con notevoli ripercussioni sul piano produttivo ed occupazionale che hanno interessato in modo particolare i due stabilimenti di Porcia (Pordenone) e Susegana (Treviso); il piano industriale di ristrutturazione presentato dall’azienda alle organizzazioni sindacali di categoria il 10 febbraio 2011 prevedeva, con riferimento specifico a tali siti, il licenziamento di circa 800 lavoratori e il trasferimento della parte più significativa della produzione, il frigorifero «free standing», dal sito di Susegana all’Ungheria; a seguito del tavolo tecnico di confronto tra i rappresentanti dell’Electrolux e le organizzazioni sindacali, alla presenza del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro dello sviluppo economico, avviato il 24 febbraio 2011, è stato raggiunto un accordo, che prevedeva, da un lato, il riallineamento strategico degli stabilimenti di Porcia e di Susegana e, dall’altro, un piano sociale che, oltre al ricorso agli ammortizzatori sociali (CIGS), metteva in campo una serie di strumenti per favorire la ricollocazione dei lavoratori in esubero (ad esempio, lavoro part time, ricollocazione professionale con incentivo economico iniziative di autoimprenditorialità). Tali misure non hanno tuttavia prodotto i risultati sperati: nel 2012, infatti, il numero degli esuberi è cresciuto in tutti i siti (Susegana, Porcia, Solaro e Forlì) rispetto ai termini dell’Accordo del 2011; l’assemblea dei soci Electrolux ha quindi presentato un nuovo piano strategico che prevedeva: per l’anno 2012 la volontà di continuare a ridurre i costi e potenziare la propria presenza a Est e nei mercati emergenti; la riduzione della capacità produttiva nei mercati cosiddetti «maturi»; la proroga, fino al 2015, del progetto di riposizionamento produttivo al fine di diminuire ulteriormente la capacità produttiva nei Paesi ad alto costo e trasferirla in quelli low cost; dopo un’intensa trattativa tra sindacati e azienda, il 30 marzo 2012 è stato sottoscritto un nuovo accordo in sede ministeriale, preceduto da un referendum tra i lavoratori negli stabilimenti del gruppo, per gestire i predetti consistenti esuberi. Il nuovo piano sociale, ferma restando la cassa integrazione straordinaria a rotazione mensile per 120-130 lavoratori alla volta, prevede altresì l’utilizzo della cassa integrazione a riduzione d’orario giornaliero con turni di 6 ore in tutti gli stabilimenti del gruppo e offre misure incentivanti l’esodo, fondi, garanzie e consulenza per promuovere l’autoimprenditorialità, nonché formazione finalizzata all’outplacement; va rilevato altresì che sin dall’accordo del marzo del 2011 la proprietà ha messo a disposizione, a condizioni particolarmente agevolate, le aree inutilizzate degli stabilimenti di Susegana e Porcia, a favore di processi di reindustrializzazione ad opera di soggetti industriali con un piano solido e credibile che siano intenzionati ad assumere lavoratori Electrolux; lo stato del comparto nazionale dell’elettrodomestico è noto: il settore soffre da tempo di una crisi di competitività, aggravata negli ultimi quattro anni a causa della rilevante contrazione della domanda e della concorrenza di produzione da Paesi a basso costo del lavoro, ormai di qualità comparabile, al punto che è minacciata la sostenibilità del comparto anche nel breve periodo. Da tempo è altresì evidente la necessità di costruire un piano di ampio respiro di politica industriale, capace di dare sostegno e rilancio ad un settore che riveste da sempre in Italia un ruolo strategico e di primaria importanza, con unaleadership per investimenti in ricerca e sviluppo e per qualità del prodotto, essendo il secondo comparto manifatturiero, dopo quello dell’automobile, con 130 mila lavoratori addetti tenuto conto dell’indotto, che sta parimenti soffrendo e comprende aziende come ad esempio l’ACC Compressors SPA di Mei (BL), nata da uno spin-off di Electrolux, a sua volta leader europeo nel settore dei compressori per il freddo; per tale ragione sin dall’intesa del marzo del 2011 i Ministri pro tempore del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico hanno stabilito l’opportunità di costituire un tavolo nazionale del settore dell’elettrodomestico; in data 17 maggio 2012, nel corso della XVI Legislatura, in risposta all’interpellanza urgente 2-01486, prima firmataria la sottoscritta, il rappresentante del Ministero dello sviluppo economico ha riferito che: «il tavolo con le organizzazioni sindacali e l’azienda è operante e consente di tenere sotto monitoraggio continuo la situazione. La nostra opzione è quella che l’azienda realizzi il piano di allineamento, assestamento e ripresa industriale nei termini concordati nel marzo 2011» e «oltre a confrontarci con l’azienda, ci stiamo confrontando con l’associazione di categoria CECED Italia con la quale stiamo ragionando sulle criticità complessive del comparto»; «la seconda proposta degli interpellanti, ossia quella di valutare, in particolare per i siti di Susegana e Porcia, le iniziative atte a dare corso ad un piano di reindustrializzazione delle aree oggi inutilizzate degli stabilimenti già messe a disposizione dalla proprietà quali, ad esempio, l’assegnazione delle aree stesse alle società strumentali delle regioni interessate aventi la mission specifica della promozione dello sviluppo economico, rappresenta un tema che affronteremo senz’altro. Questa è un’indicazione che raccogliamo. Naturalmente il problema generale della reindustrializzazione è già sotto osservazione da parte del Ministero. Questa proposta di assegnare le aree alle società strumentali delle due regioni interessate può essere interessante ed è una proposta su cui lavoreremo»; «l’altra proposta che viene avanzata dagli interpellanti, quella di attivare presso il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e coinvolgendo le istituzioni, le regioni e via dicendo e, ovviamente, sindacati e aziende, un tavolo nazionale per il settore dell’elettrodomestico, viene accolta dal Governo… e convocheremo al più presto un tavolo sulla filiera dell’elettrodomestico in cui analizzare la situazione che, come rileva correttamente l’interpellante, è una situazione critica, certamente acuita dalla pesante recessione che colpisce il nostro come gli altri Paesi avanzati dal 2008, ma che richiede anche interventi di fondo, di strategia industriale, perché attinge ad una ridislocazione complessiva delle produzioni rispetto ai mercati di sbocco del settore degli elettrodomestici a livello, non solo europeo, ma internazionale»; successivamente, in data 25 luglio 2012, il Governo Monti, accogliendo l’ordine del giorno 9/5312/184, prima firmataria la sottoscritta, in sede di esame dell’atto Camera 5312-A, si è inoltre impegnato tra l’altro a valutare l’opportunità di: avviare immediate misure di contenimento del costo dell’energia, introducendo regimi tariffari speciali per i grandi consumatori industriali di energia elettrica; sostenere la domanda di mercato, estendendo la detrazione per la ristrutturazione edilizia anche all’acquisto di elettrodomestici da incasso di classe energetica non inferiore ad A+; prorogare la detrazione per la sostituzione di frigoriferi, congelatori e loro combinazioni prevista dal comma 353 dell’articolo 1 della legge finanziaria per il 2007; sostenere, anche mediante incentivi fiscali per aziende e consumatori (es. eco-prestito decennale), l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo nelle imprese del settore; favorire l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese del settore; contrastare la concorrenza sleale e intensificare altresì i controlli sui prodotti importati, per garantire qualità e sicurezza ai consumatori; tuttavia il tavolo nazionale permanente a livello governativo per la protezione e lo sviluppo del sistema industriale di questo settore non è stato costituito, né è stato concertato il piano d’azione tra tutti i soggetti interessati per dare risposte al comparto e non sono state messe in atto le azioni necessarie al suo rilancio, con l’unica eccezione contenuta nel decreto-legge n. 63 del 4 giugno 2013, convertito con modificazioni dalla legge n. 90 del 3 agosto 2013, dell’estensione della detrazione del 50 per cento dall’Irpef prevista per la ristrutturazione edilizia all’acquisto di grandi elettrodomestici di classe energetica A+ (classe A per i forni) finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione per le spese sostenute fino ad un limite massimo di euro 10.000; di recente Ceced Italia (l’Associazione nazionale dei produttori di apparecchi domestici e professionali) ha commissionato autonomamente uno studio sullo stato del mercato e la competitività del settore dell’elettrodomestico, al fine di favorire finalmente l’avvio del tavolo di lavoro nazionale, studio che dovrebbe essere completato nel prossimo mese di gennaio; nel frattempo, Electrolux, stante il trend allarmante del declino della produzione italiana (tornata ai livelli di 25 anni fa) e di quella europea allocata nel nostro Paese (scesa al 17 per cento), e considerato altresì che il divario competitivo si sta allargando (il raffronto tra costo del lavoro per un operaio polacco ed uno italiano è tra 4 euro/h e 23 euro/h), ha avviato una investigazione di competitività sostenibile di tutte le fabbriche EMEA presenti in Italia, volta a valutare la sostenibilità competitiva delle diverse produzioni, esplorare tutte le vie percorribili per consolidare i fattori di competitività e le azioni necessarie per permettere nelle aree più critiche un rapido ritorno alla profittabilità. Tale investigazione si concluderà entro aprile del prossimo anno, essendo volontà di Electrolux assumere le eventuali decisioni operative che consentano di recuperare competitività in tempo utile per cogliere le opportunità di crescita entro il 2015, incluso ove necessario a tal fine il ridimensionamento degli stabilimenti italiani. Tuttavia, in tale contesto, lo scorso 28 ottobre, l’azienda ha annunciato alle organizzazioni sindacali ulteriori 461 esuberi, conseguenti alla decisione di delocalizzare in altri siti la produzione, arrivando così il numero complessivo di esuberi del Gruppo nei quattro siti italiani a 1.550 a fronte di 6.185 dipendenti Electrolux; a tale cifra, già di per sé ingente, va aggiunta la perdita occupazionale ancor più consistente nell’indotto del settore e la prospettiva concreta di una desertificazione industriale del Nordest del Paese, ove l’industria del bianco rappresenta ciò che la Fiat rappresenta per il Nordovest dell’Italia; appare pertanto non più dilazionabile la messa in campo come sistema Paese di soluzioni di breve e di medio periodo da portare al tavolo di confronto con Electrolux entro l’inizio del prossimo anno, al fine di garantire che sui temi chiave della competitività Governo e sindacati siano disponibili ad azioni concertate se Electrolux si impegna a sua volta ad investire ancora in Italia. A tal fine va costruito in tempi rapidissimi un vero e proprio «patto» tra Governo, regioni interessate e sindacati da un lato ed Electrolux dall’altro, che – nel breve periodo – metta in campo tutti gli strumenti possibili per evitare l’accelerazione della delocalizzazione delle produzioni del medio di gamma verso l’Est Europa e nel medio periodo progetti un’alternativa di sviluppo concreta per il territorio, salvaguardando in ogni caso la permanenza in Italia del settore strategico della R&S e la produzione manifatturiera di più alto valore aggiunto sull’alto di gamma e sui nuovi prodotti; più in generale, va osservato altresì che nell’ambito dei gruppi multinazionali hanno particolare rilevanza i fenomeni di rilocazione all’estero di funzioni aziendali, rischi imprenditoriali, beni materiali o immateriali, i quali non scontano oggi nel nostro Paese un livello di imposizione adeguato ai valori attuali o potenziali trasferiti; tale situazione di fatto è agevolata dalle diverse possibili interpretazioni, attualmente sostenibili, della disciplina sui prezzi di trasferimento applicabile alle riorganizzazioni aziendali ai sensi delle linee guida sui prezzi di trasferimento emanate dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ad oggi principale riferimento internazionale e domestico in materia; appare perciò necessario salvaguardare l’interesse nazionale in presenza di tali fenomeni, anche alla luce della legislazione già implementata nella Repubblica federale di Germania, che ha dato prova di salvaguardare l’interesse erariale, economico e sociale in conformità sia alle menzionate linee guida sui prezzi di trasferimento emanate dalla OCSE, sia al diritto comunitario, introducendo un contesto normativo più rigoroso sul piano fiscale che tuteli, in particolar modo, il know how delle aziende italiane che rappresentano l’eccellenza del tessuto produttivo manifatturiero italiano, al fine di scongiurare che aziende multinazionali possano essere in grado di acquisire e/o replicarla a basso costo, attraverso la delocalizzazione delle produzioni, il know how italiano nel mondo –: se non ritenga di avocare a sé l’iniziativa in materia per istituire con estrema urgenza il tavolo nazionale per il settore dell’elettrodomestico di concerto con il Ministero dello sviluppo economico e con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, coinvolgendo le rappresentanze sindacali e di categoria, nonché le regioni interessate, stante l’urgenza di intervenire in un comparto produttivo strategico per l’industria in Italia, alla pari di Fiat, Alitalia e Telecom, per definire entro i prossimi mesi una strategia di politica industriale di breve e medio periodo e per implementare con urgenza le azioni necessarie per il rilancio del settore, inclusa la sorveglianza di mercato per il sostegno e la difesa del valore aggiunto del prodotto italiano, affinché possa continuare a dare il suo importante contributo alla crescita del Paese e alla salvaguardia dei livelli occupazionali; se non ritenga, in occasione del semestre italiano di presidenza europea, di affrontare la questione del declino del mercato europeo occidentale dell’elettrodomestico e del rischio della desertificazione produttiva nei paesi nell’Europa occidentale a causa della delocalizzazione del «bianco» nei Paesi dell’Europa dell’Est, ponendo a tema delle politiche comunitarie, di concerto con il Vicepresidente della Commissione europea con delega per l’Industria e l’Imprenditoria Antonio Tajani, la situazione di insostenibile disparità tra i Paesi membri in tema di costo del lavoro e dei servizi; se non ritenga di intervenire direttamente nei confronti della proprietà e del management di Electrolux per rendere esplicita la volontà del Paese di mantenere una forte presenza del gruppo in Italia, sollecitando l’operatività del tavolo di confronto già esistente presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dello sviluppo economico tra i vertici dell’azienda Electrolux ed i sindacati, coinvolgendo anche le regioni interessate, in particolare Veneto e Friuli Venezia Giulia, e le amministrazioni locali, con l’obiettivo da un lato di verificare l’attuazione da parte di Electrolux del piano di allineamento, assestamento e ripresa industriale nei termini concordati nel marzo 2011, e, dall’altro, di individuare nuove misure di sostegno alla competitività che possono essere messe in campo dalle istituzioni e dalle parti sociali e quelle di competenza dell’azienda che consentano di salvaguardare i poli produttivi in Italia, in particolare quelli di Susegana e Porcia, ed i livelli occupazionali, potenziando in ogni caso il settore strategico della R&S e lavorando infine anche sulla proposta di assegnazione delle aree dismesse dalla multinazionale svedese nei due siti alle società strumentali delle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, per dare corso ad un piano di reindustrializzazione, che potrebbe comprendere anche l’ipotesi di interventi di ottimizzazione energetica utili al rilancio degli investimenti; se non ritenga infine di assumere iniziative per l’introduzione anche in Italia di norme fiscali sulle riorganizzazioni transfrontaliere e delocalizzazioni che, sull’esempio di quanto già avviene in alcuni Paesi quali la Germania, nel rispetto della normativa comunitaria, salvaguardino l’interesse economico e sociale nazionale pur senza contraddire i principi della libera concorrenza e della libertà di stabilimento.


(2-00302) Rubinato, De Menech, Sandra Savino, Sanga, Ginato, Grassi, Rosato, Brandolin, Zanin, Rizzetto, Prodani, Gnecchi, Cominelli, Madia, Lodolini, Valiante, Martella, Mognato, Fioroni, Rigoni, Zanetti, D’Incecco, Fedriga, Marcolin, Gentiloni Silveri, Prataviera, Marantelli, Cova, Maestri, Marco Di Maio, Gigli, D’Arienzo, Dal Moro, Benamati, Peluffo, Crivellari, Moretto, Casellato, Bonafè, Velo, Gasbarra, Milanato, Sbrollini