Presentata oggi un'interrogazione al ministro dei Beni culturali
L’Archivio di Stato deve rimanere a Belluno. L'ho chiesto in un’interrogazione parlamentare presentata al ministro dei Beni culturali.
L’Archivio di Stato svolge un servizio a beneficio dell’intera comunità provinciale, non solo cittadina, e per questo non è accettabile la sua chiusura.
Un’istituzione – come ha scritto di recente Maurizio Reberschak “che assolve le funzioni di raccolta e conservazione degli archivi prodotti nel territorio da enti pubblici, ma anche privati, e altresì di assistenza per chi consulta i documenti, allestimenti culturali di mostre, di attività didattiche con le scuole”.
A queste funzioni si aggiunge l’intera documentazione processuale del Vajont. Si tratta di circa 150 mila documenti trasferiti a Belluno dall’Aquila dopo il terremoto del 2009 e sono il contenuto tangibile della memoria della catastrofe.
Il loro trasferimento in altra sede sarebbe uno schiaffo alla comunità bellunese. Un provvedimento che sarebbe in contrasto con la recente iniziativa proprio del ministero dei Beni culturali che ha deciso di investire nella valorizzazione della memoria con un finanziamento di 50 mila euro al Museo del Vajont. L’archivio processuale, costituisce infatti un elemento unificante per molte iniziative che trovano riferimento nel progetto di archivio diffuso del Vajont.
Infine, la chiusura vanificherebbe gli sforzi anni per restaurare e riportare all’uso pubblico la sede dell’archivio, la Chiesa di Santa Maria dei Battuti, il cui corpo originale risale al 1330, tornata all’uso comune nel 2010 dopo trent’anni di restauri costati circa due miliardi di lire. Oggi, la sala dell’archivio – dotata di ottima acustica – ha assunto un ruolo di rilievo culturale anche oltre le iniziative esclusivamente archivistiche.
Per questo motivo, l’Archivio di Stato di Belluno è sentito come un polo di ricerca e studio, come centro di aggregazione riconosciuto e come sede naturale per accogliere le iniziative in memoria della catastrofe del Vajont. La sua chiusura e il suo trasferimento sono opzioni che la comunità bellunese non può e non vuole considerare.
Belluno, 15 Ottobre 2015